PHOTOGALLERY by Egidio Magnani

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domenica 15 giugno 2008

Bari - I ‘Lip Colour Revolution’ passano la finale nazionale: si esibiranno ad Agosto allo Sziget Sound Festival


Anche quest’anno ‘Sziget Sound Fest’ è segno di eventi e concerti che confluiscono nella città di Bari in attesa dell’intesa settimana nella quale avrà luogo il festival.

Si rinnova così l’appuntamento al Teatro Kismet Opera delle finali nazionali e regionali 2008: gruppi emergenti, infatti, avranno il privilegio di suonare su uno dei palchi presenti nell’isola di Obuda dove, appunto, si svolge lo Sziget Sound Fest.
Due le serate inerenti: quella di ieri sera, improntata su sonorità metal e death-metal; l’altra, invece, si svolgerà questa sera su note rock’n roll.
L’atmosfera che si respirava ieri calda e avvolgente si conformava bene alle sonorità che hanno caratterizzato la serata.
Un susseguirsi di note che, almeno per i tre gruppi in gara per le selezioni, si sono alternate e hanno toccato ambiti diversi e generi differenti.

I ‘Plan de Fuga’, gli ‘SweetSick’ e i Lip Colour Revolution hanno vite, stili e interessi diversi.
I primi nascono nel 2005 dall’incontro di quattro musicisti bresciani: Filippo De Paoli (voce, chitarra), Marcello Daniele (basso-chitarra, voce), Simone Piccinelli (Piano-keyboards, chitarra, voce), Matteo Arici (batteria). La loro musica nasce da una fusione ben congeniata di rock di stampo indoeuropeo contaminato da influenze pop ed indie. L’esibizione che hanno regalato al pubblico del Teatro Kismet è stata, a parte imprecisioni tecniche e qualche stonatura da parte del cantante, nel complesso piacevole soprattutto per l’incisività dei brani. Meno incisiva, invece, la loro presenza scenica.

E’ toccato, poi, agli SweetSick formatosi nel 2004 anno in cui il gruppo partecipa a Bande Rumorose e riceve una piccola recensione su Rock Sound che li vedrà protagonisti anche nel 2005 perché si sono guadagnati il ‘demo del mese’.
Anna (chitarra-voce), Antonio (chitarra-voce), Tilly (basso-voce) e Skammy (batteria) vantano un’intensa attivaità live nei locali della provincia di Roma e Frosinone e in tutta Italia.
Il loro è un punk-grunge ricorda quello dei The Distillers soprattutto per la scelta di ‘urlare’ molti comunque sono state ben rese dal gruppo che sembra investito da reminiscenze grunge appartenenti a gruppi come i Nirvana.

L’ultimo gruppo ad esibirsi per le selezioni dello Sziget è stato quello dei ‘Lip Colour Revolution’ che nasce nel 2003 a Livorno.
Oggi si presentano come Filippo Infante (voice/keys/synth) Gianni Niccolai (basso/lapsteel/backing vocals) Marco Lascialfari (chitarra/backing vocals) Giacomo Salvadori (batteria).
La loro musica è pregna di influenze diverse, sul palco regalano una performance dove post-punk e southern-rock si mescolano dado vita a pezzi orecchiabili e coinvolgenti.

Dopo l’esibizione dei gruppi da selezionare, una giuria d’esperti si è riunita per decretare il vincitore basandosi su parametri quali- sound, tecnica, presenza scenica e altro- giungendo, quindi, ad un accordo che ha visto come vincitori i ‘Lip Colour Revolution’ che, pertanto, si esibiranno ad Agosto allo Sziget Sound Festival.

La serata al Kismet è continuata all’insegna del metal con i Southborn: Mike Tarantino nuovo singer del gruppo, Domenico Mele (chitarra), Antonello Maggi (chitarra), Toni Carrassi (basso), Max Marzocca (batteria).

A seguire i Natron, anch’essi, come il gruppo precedente, appartenenti alla scena metal barese. La musica di Max Marzocca (batteria) Alyosha Danisi (basso) Stefano Pomponio ( chitarra) Domenico Mele (chitarra) Nicola Bavaro (voce) è però più tendente al death-metal e al trash a differenza dei Southborn più vicini ad una fusione di rock e metal-psichedelico.

Certamente, però, la maggiore affluenza di pubblico presente ieri al Teatro Kismet era dovuta all’ultima esibizione che finalmente ha inizio verso l’una.
Ancora sonorità che affondano radici nel metal per gli svedesi ‘Entombed’ che con i loro death-metal inconfondibile hanno letteralmente esaltato i fans presenti.

Esordiscono nel 1990 con l'album ‘Left Hand Path’ che divenne in breve un disco di culto e che rese la band uno dei gruppi più popolare della scena death-metal. Il successivo ‘Clandestine’ottenne altrettanto successo e mostrò una maturazione della stesura dei pezzi che cominciavano ad avere sempre più marcate le influenze ‘death’. Dopo il Gods of Grind tour, gli Entombed cominciarono a cambiare il loro stile creando dissensi nei fans.

‘Wolverine Blues’ e ‘Hollowman’ sono considerati dei classici del metal degli anni '90, ma dopo questi due dischi cominciarono i problemi, soprattutto con le etichette. Nel 1999 il gruppo pubblica Uprising, che fu un album completamente anti-commerciale e che tornava alle radici del gruppo. Il successivo Morning Star tornò allo stile precedente.

Ieri Lars Goran Petrov (voce), Nico Elgstrand ( basso), Alex Hellid (chitarra) Olle Dahlstedt (batteria) si sono esibiti per circa due ore divertendo il pubblico che animosamente faceva ondeggiare le proprie chiome!!

L’appuntamento al Kismet continua stasera con il rock’n roll degli Hormonauts e dei Tre Allegri ragazzi morti e infine il reggae della formazione romana Radici nel Cemento, autori di un sound che non disdegna contaminazioni con ska, rocksteady e dub.

Luana Martino

Bari - Harry Potter: arriva a Bari la mostra del maghetto più famoso del mondo.


Nella sala Murat di Bari, è stata presentata la mattina del 12 giugno la mostra “Harry Potter & Co. l'arte fantastica di Serena Riglietti”.

Si tratta di un'esposizione frazionata in varie situazioni magiche di gioco, di bozze e di disegni, fruibili soprattutto dai bambini, anche se è prevista una larga partecipazione di adulti. Alla conferenza stampa di presentazione hanno preso parte la Dott.ssa Labate della Regione Puglia, la Dott.ssa Iole Siena della Società Arthemisia che ha curato l'ideazione, l'organizzazione e la produzione della mostra, l'Assessore Nicola Laforgia e Serena Riglietti la disegnatrice italiana di Harry Potter.

La Dott.ssa Labate è intervenuta dicendo che l'interesse della Regione Puglia è quello di avvicinare un vasto pubblico di bambini e ragazzi alla lettura, ma anche portarlo in uno spazio espositivo in cui si possa divertire, uno spazio che consente anche agli adulti di ritrovare il mondo della fantasia e della creatività.

Successivamente ha preso la parola la Dott. ssa Siena che ha parlato del progetto, a quanto pare nato circa un anno e mezzo fa a più mani: una collaborazione tra la società Arthemisia, Serena Riglietti e l'architetto Mari. L'evento è stato presentato in anteprima alla mostra del cinema di Roma, adesso è a Bari ed in autunno sarà a Milano.
L'Assessore Laforgia ha voluto dimostrare il suo interesse per i libri di Harry Potter: “Gran parte del successo dei libri, secondo me, è dovuto alla veste grafica, credo che la scelta dei disegni di Serena Riglietti siano stati un valore aggiunto fondamentale”.

Poi parlando dell'organizzazione ha asserito: “ Abbiamo incontrato molte difficoltà per portare questa mostra a Bari, difficoltà superate grazie all'intervento del Comune, della Regione Puglia e di sponsor privati quali la Confindustria – Sezione edilizia e l'azienda I Tre Orsi. Abbiamo voluto che Bari la offrisse gratuitamente alla città, abbiamo scelto la sala Murat come contenitore proprio perchè sta dentro Bari vecchia, quindi dentro il cuore della città, è un valore attrattivo straordinario. Inoltre la disponibilità di Serena ci ha permesso di curare un altro aspetto importante, si farà una raccolta fondi libera a vantaggio di associazioni quali Apleti, Agebeo e Culla di Spago, attive nel settore del volontariato per bambini oncoematologici. Non solo, ma nel pomeriggio del 12 giugno, Serena andrà nel reparto di Oncoematologia Pediatrica del Policlinico di Bari per disegnare insieme ai bambini”.

La disegnatrice Serena Riglietti è intervenuta brevemente parlando della tecnica che usa per disegnare, essenzialmente acquerello, ma anche acrilico.

Successivamente la Dott.ssa Iole Siena ci ha guidato nelle varie stanzette allestite per la mostra, spiegandoci il significato e la funzionalità. Il percorso prevede una prima saletta dove si trova un disegno di Serena riproposto in maniera tridimensionale, un bosco, i bambini entrando prenderanno una torcia, verranno abbassate le luci, quindi verrà detto loro di cercare gli elementi nascosti tipo animaletti in mezzo ai rami, oppure elementi disegnati, c'è un lavoro sulla fantasia perché metaforicamente qui siamo nel regno della fantasia.

In un'altra piccola stanza si spiegherà ai bambini come nasce una vera illustrazione: al disegnatore viene comunicata la storia che può essere Harry Potter o Peter Pan per es., si comincia ad abbozzare il disegno che poi diventerà l'illustrazione definitiva, per cui “abbiamo pensato di trasmettere un video accelerato in cui si vede come nasce l'illustrazione di Harry Potter, quindi si vede la mano di Serena che disegna dall'inizio, cioè dal primo tratto sul foglio per arrivare alla fine” ha spiegato la Dott.ssa Siena. Alla pareti si vedono i bozzetti originali, i primi disegni che fa Serena per poi giungere a ciò che vediamo stampato sui libri.

Il percorso continua e si passa in una stanza con degli specchi strani, questa è la stanza del “cambiacolore”, anche qui il luogo diventerà buio, un macchinario proietterà delle luci colorate per far diventare la stanza gialla, blu, viola, etc.: l'intento è che i bambini guardandosi allo specchio vedranno cambiare continuamente colore e capiranno perchè per i cattivi viene scelto un colore cupo e per i buoni un colore chiaro!

Si passa in un'altra saletta dove troviamo dei disegni a colori di altri libri illustrati da Serena, è una raccolta delle favole più famose quali Peter Pan, La Sirenetta, ed altre, qui i bambini potranno scegliere la storia che vogliono e l'accompagnatrice didattica la racconterà loro tramite le illustrazioni.

E poi ancora si passa nella stanza del menabò! Il menabò è il momento in cui il testo viene messo accanto all'immagine e viene impaginata la prima bozza del libro, in questa parte ci sono i primi menabò originali con i testi accanto, le prime prove tecniche e c'è anche un gioco per i bambini che potranno creare la loro storia.
Proseguendo si può vedere una sezione con tutte le copertine di Harry Potter, c'è una prima copertina disegnata in una tiratura abbastanza limitata perchè non si pensava al successo che avrebbe avuto il personaggio, ma quando la scrittrice J.K. Rowling si è accorta che questo Harry Potter era senza occhiali ne ha sospeso la tiratura, praticamente ci sono pochi esemplari in giro.

Successivamente la copertina è stata trasformata con il personaggio che porta gli occhiali!
Dopo qualche metro si può vedere una parete con i libri di tutto il mondo, serve per spiegare ai bambini che Harry Potter è un fenomeno globale, ogni paese ha il suo disegnatore quindi sono stati raccolti tutti i libri in diverse lingue.

Per ultimo c'è una saletta con cuscini sparsi sul pavimento (per sedersi), si indossano degli occhiali particolari ed un video ci porta in un mondo fantastico d'immagini tridimensionali (in realtà il risultato non è un granché però si può apprezzare il tentativo)!

La Dott.ssa Siena ha quantificato economicamente il progetto ed ha parlato di un investimento di circa centomila euro, in questa cifra rientra non solo il nuovo allestimento ma anche il pagamento di tutte le persone che lavorano alla mostra, e poi la parte tecnica, rimontaggio etc, . Inoltre la Dott.ssa Siena ha espresso molta soddisfazione per la gratuità dell'evento barese, mentre a Roma era previsto il pagamento di un biglietto.

La mostra sarà aperta dal 12 giugno al 31 luglio, tutti i giorni dalle ore 17.00 alle 23.00, con visite guidate per bambini ogni 30 minuti circa, con l'ausilio di un'accompagnatrice didattica. Dunque, tutti pronti per entrare nel magico mondo di Harry Potter......... ma non dimenticate la bacchetta magica!

Deborah Brivitello

martedì 10 giugno 2008

Bari - Maxime Chattam il nuovo re del thriller e la sua triologia del Male


Se vi ha terrorizzato il serial killer Hannibal Lecter , protagonista del film Il silenzio degli innocenti, se vi hanno terrificato i libri di Stephen King, allora non potete leggere i libri del nuovo re del thriller Maxime Chattam, considerato il nuovo enfant prodige di questo genere di lettura.

Enfant prodige, perché è un giovane scrittore di soli 30 anni, che ha all’attivo ben cinque libri e poi è francese nonostante il suo pseudonimo “americanizzato” , poiché il suo vero cognome è Drouot.

Questo golden boy del mondo editoriale d’oltralpe è stato ospite ieri sera alla Libreria Laterza di Bari e grazie all’aiuto del prof. Domenico D’Oria che ha tradotto le domande poste dai presenti ci ha permesso di conversare con l’autore.

La prima domanda sorge spontanea: perché utilizzare uno pseudonimo, forse pensava che adoperare un nome dall’assonanza inglese era più facile presentarsi ai lettori?

R.: Ho rifiutato di vedere il mio nome sulle copertina dei miei libri. Ho voluto e cercato di dare una distanza, perché il mio nome non è in vendita, lo sono solo le mie opere.
E’ stato poi un mio amico a suggerirmi il nome Chattam, perché può essere un nome internazionale che suona bene ed è facilmente memorizzabile.

D.: Però nei i suoi libri si ravvisa una certa “americanizzazione”, in quanto la Trilogia del male, composta da : L’anima del male – In tenebris – e Il veleno del ragno, si svolgono nelle città di Portland e a Brooklin.

R.: La scelta del luogo è determinato dal fatto che queste due città si adattano meglio ai personaggi, alla storia e al crimine che intendo narrare. Ma i prossimi due romanzi che usciranno a fine anno Arcana e Zodiaco, l’azione si sposta in Egitto e in Francia.

D.: I crimini di cui parla si possono ascrivere in due tipi, in quella delle sette sataniche e dei serial killer, reati che fanno parte dell’immaginario americano, perché focalizzarsi su questo genere di crimine?

R.: Cercare di capire il “male” nella società di oggi e poterlo descrivere aveva bisogno di un archetipo e quale migliore osservazione se non la società americana.
Per approfondire gli argomenti ho studiato: psicologia criminale, per potermi calare in una realtà che non mi appartiene; medicina legale dove ho assistito a numerose autopsie, per capire come si cercano gli indizi e poter trovare delle risposte e non dei rimedi che annullano l’effetto del “male”.
Così come il medico legale lavora sul corpo andando sempre più in profondità, io mi pongo nella scrittura con lo stesso obiettivo, andare in profondità dell’animo umano, nella mente del criminale.

D.: Nel libro di prossima uscita “Arcana” parla e analizza delle paure del XX secolo, per lei quali sono?

R.: Due aspetti del “male” di oggi sono : la paura della conoscenza e la paura militare.
Se quest’ultima è percepibile, perchè siamo circondati da popoli in guerra, ma questa paura rientra anche nella sfera del potere politico, che crea il sistema delle paure, la seconda quella della paura della conoscenza è più fine ed è difficile avvertirla, ma basta navigare in internet per trovarla.

D.: In Zodiaco parla della guerra?

R.: Ma è soprattutto una guerra mentale, un conflitto che esiste in ogni mente umana, che si riassume in una sorta di perversione.

D.: Cosa è per lei il “male”?

R.: Il male appartiene all’uomo è una pulsione con tendenze istintive e come tale ha degli aspetti creativi, che sono positivi e aspetti distruttivi di origine negativa.
Pertanto non sempre il male è distruttivo.
In ogni uomo esiste un lato sinistro e solo riflettendo lo si può correggerlo per potersi aprire in lati positivi.

D.: Con tanto studio si è dato una risposta cosa succede nelle mente dei criminali?

R.: Il mio lavoro non porta a soluzioni ma ho sviluppato una risposta che ogni pulsione criminale ha una sua densità variabile.

Maxime Chattam è diventato un caso letterario grazie alla sua capacità di scrivere trame da ritmi incalzanti e come una ragnatela riesce a catturare la sua preda così come i suoi libri catturano il lettore.

Non poteva esimersi anche il noto regista Costa Gravas affascinato dal lavoro di Chattam ed intende girare un film traendo la sceneggiatura dal primo lavoro dello scrittore francese.

Anna deMarzo

domenica 8 giugno 2008

Bari - I 'Concetto logico' si aggiudicano la vittoria nella finalissima delle Cover band


Con la finalissima del 7 giugno, cala il sipario sul primo “Gran Festival delle Cover Band”. L’evento ha richiamato da tutta Italia numerose band valutate e preselezionate sulla base di video inviati agli organizzatori del concorso (Vivo Management, coadiuvati dalle agenzie partners Black Dalia e Black Havor Production).

Le 16 band scelte si sono confrontate dal 15 maggio, in quattro momenti live di grande rock, presso la sede estiva del Target Club di Bari, fino alle semifinali del 29 e 30 maggio ed alla finalissima del 7 giugno. Al rash finale due “Cover Band” pugliesi di tutto rispetto:
la foggiana The Abbey Road, cover dei Beatles, ed i Concetto logico, cover di Biagio Antonacci.

A dispetto delle più nefaste previsioni meteo, l’intera serata si è svolta sotto un magico cielo stellato. I primi a salire sul palco sono stati i The Abbey Road (nome preso in prestito dall’ultimo album inciso in studio dai Beatles).

I quattro artisti - Teodosio Gentile (voce e chitarra), Michele Spinello (basso elettrico), Marcello Milano (voce e chitarra) e Filippo D’Angelo (batteria) – ci hanno riportato d’un balzo indietro di quasi cinquant’anni, quando i 4 baronetti di Liverpool furono i protagonisti indiscussi d’un fenomeno planetario irripetibile. Il look e la gestualità della “Cover Band” sono stati sorprendentemente in linea a quelli dell’originale quartetto. Il pubblico li ha sostenuti cantando assieme a loro delle vere e proprie pietre miliari della storia della musica di tutti i tempi: Let it be, All you need is love, Help!, Don’t Let Me Down, tanto per citarne alcune.

A contendersi l’ambìto titolo di migliore “Cover Band” dell’anno, l’altra finalista: i Concetto Logico, cover di Biagio Antonacci. Il gruppo, costituitosi nel 2008, vanta al suo interno di musicisti di grande prestigio e professionalità che hanno catturato il pubblico in delirio cantando ed interpretando le più note canzoni dell’artista. Non sono mancate infatti le appassionate note di Soffocamento, Se io sei lei, Sognami, Convivendo, ed altre.

Vito Positano, la voce, ed i quattro musicisti Giampiero Bonora (chitarra), Pepito Di Lena (tastiere), Raffaele Clemente (batteria) e Francesco D’Aversa (basso) hanno dimostrato grande personalità, pur essendo nati come gruppo, soltanto pochi mesi fa.

Il fenomeno delle “Cover Band”, ovvero dei gruppi pop – rock che eseguono e ripropongono al pubblico musiche e spettacoli scritti per grandi artisti, è in costante espansione. La grande passione che travolge questi giovani artisti per i loro beniamini, ha visto nascere, nel panorama musicale italiano e straniero, delle “Cover Band ufficiali”, ovvero riconosciute e seguite dalle stesse star. In ogni modo, ufficiali o no, il viaggio in questo mondo è sorprendente ed offre l’occasione d’incontrare dei musicisti e delle voci di tutto rispetto che non si limitano ad eseguire pedissequamente il repertorio altrui, ma donano un’impronta personale che ne sottolinea la loro professionalità.

E’ questo il caso dei Condotto 7, special guest della serata finale del concorso, considerata, a giusta ragione, la migliore Cover Band pugliese di Luciano Ligabue La band composta da Aldo La Stella (batteria), Mimmo Positano (chitarre e cori), Giancarlo Cannone (basso), Beppe Arnese (chitarre) e da Antonio Cassano(voce chitarra acustica), personaggio simbolo della band, ai quali si affianca Dario Del Console (general manager), trae il proprio nome dai testi di “Anime in plexiglass”. I Condotto 7 si sono esibiti dopo le due band in concorso offrendo al numeroso pubblico una scaletta elettrizzante che ha raccolto i brani più travolgenti dell’ampia discografia di Ligabue ed i due nuovi “Il centro del mondo” e “Buonanotte all’Italia”.

La band ha catturato e coinvolto l’appassionato pubblico presente facendolo ballare e cantare per circa un ora. I Condotto 7 si erano già esibiti al Target Club lo scorso gennaio, assieme a Fede Poggipollini “capitano” della band del Liga. Egli era stato peraltro già ospite in Puglia assieme alla band, in un gremito Tribute night di oltre 2.500 persone, lo scorso anno in occasione della “festa della birra” a Cassano delle Murge.

Il verdetto finale è stato atteso con gran trepidazione. Luigi Pisanello, direttore artistico del Target Club, è salito sul palco ed ha proclamato vincitori della gara i Concetto logico.
Essi si sono aggiudicati, oltre alla targa ricordo, consegnata peraltro anche ai terzi classificati – i Guajira Band (cover di Santana) - un premio in denaro e l’organizzazione di quattro concerti suddivisi tra Nord, Centro e Sud Italia.

Così, sotto i riflettori e le telecamere di Antenna Sud, presente all’evento musicale, possiamo dire di esserci divertiti e di aver goduto di un’elettrizzante serata rock sotto le stelle.

La serata è proseguita fino all’alba nella pista da ballo, animata dalle selezioni rock, anni 80 e new wave del DJ Violet Tear.

L’appuntamento è alla seconda edizione del Gran Festival, alla scoperta di nuove Cover band e tanta buona musica…!.

Angela Ronchi

domenica 1 giugno 2008

Molfetta (Bari) - L'eclettico pianismo di Danilo Rea tra 'Lirico' e canzone d'autore


Terzo appuntamento per la rassegna “ Concerti di Primavera”, ideata ed organizzata dalla Fondazione Musicale Vincenzo Maria Valente, con il patrocinio del Comune e del Fai (Fondo per l’Ambiente Italiano), con in testa il presidente dottor Pietro Centrone, che ha sempre abbinato da anni la musica con l’impegno concreto per la raccolta di fondi legate alla solidarietà.

Ad animare con successo la serata, al teatro Odeon di Molfetta, il poliedrico compositore vicentino Danilo Rea, uno dei pianisti di punta del pianismo italiano, ricercatissimo sia in ambito pop (è infatti il pianista di fiducia di Mina, Claudio Baglioni, Pino Daniele, Fiorella Mannoia, Renato Zero, Gianni Morandi e Adriano Cementano) che jazzistico. Diplomato al Conservatorio di Santa Cecilia, debutta nel 1975 nella musica jazz con il Trio di Roma, con Enzo Pietropaoli e Roberto Gatto e collabora con il quintetto di Giovanni Tommaso, con Lingomania, con Pietro Tomolo ma anche con Lee Konitz, Art Farmer, Bob Berg, Michael Brecker, Tony Oxley, Chet Baker, John Scofield, Aldo Romano ed altri numerosi personaggi di spicco del panorama musicale jazz internazionale.

Ma oltre alle prestigiose collaborazioni, Danilo Rea si è sempre distinto oltre che per la sua virtuosistica tecnica strumentale per la sua inconfondibile capacità di miscelare in un’alchimia sonora davvero unica le sonorità della cosiddetta musicale colta, con il jazz e con certe linee melodiche tipiche della popular music. Numerosissimi i riconoscimenti a livello internazionale ottenuti sia in ambito solistico che con formazioni quali i “Doctor 3” (Enzo Pietropaoli e Roberto Gatto).

Al teatro Odeon di Molfetta il pianista vicentino ha regalato al pubblico pugliese, accorso numerosissimo per l’occasione, una travolgente performance in un susseguirsi di note: con lui “La canzone di Marinella” del maestro Fabrizio De Andrè si trasforma magistralmente in “Besame Mucho”, in una perfetta sintesi di tecnica strumentale, anima ed acuta sensibilità musicale. Il concerto prosegue tra lo stupore del pubblico attraverso gli standard del jazz in un crescendo di emozioni, con una versione particolarissima di “Cam Caminì, cam caminì, spazzacamin” (brano tratto dalla colonna sonora del celebre film “Mary Poppins) e con due omaggi a Domenico Modugno, autore amatissimo dal compositore sin dalla sua più tenera età, testimone di quella profonda passione per la musica cantautorale : “Resta cun me” e “L’uomo in frac”.

Ancora poi un omaggio al Brasile con “ Oh che sarà ”, più volte eseguito da Rea accompagnando Fiorella Mannoia e una appassionata e travolgente versione di “ Hey Jude” dei Beatles .Il pubblico appare letteralmente estasiato da tanta naturalezza ed abilità strumentale, il cuore palpita quando la malinconica e dolcissima “Senza fine” di Gino Paoli (prossimo in puglia accompagnato dallo stesso Rea) muta in “ Singing in the Rain” (Frank Sinatra).

Il tocco pianistico di Rea si fa a volte lieve a volte impetuoso come un fiume in piena, gli arrangiamenti dei brani spaziano senza alcuna sosta, le melodie si trasformano, si inseguono, si intrecciano in un gioco di armonie miracolose. La musica di Danilo Rea è tutto questo rappresentando in maniera mai usuale e banale tutti i percorsi formativi di ascolto della sua complessa personalità artistica. La tecnica diventa un mezzo per poter comunicare al meglio le sensazioni e le emozioni personali all’ascoltatore, il pensiero virtuale si trasforma in arte, il cuore e l’anima diventano parte integrante di quel flusso difficilmente definibile che lega il musicista a chi è dall’altra parte del palcoscenico, in uno scambio reciproco di emozioni e passione.

Claudia Mastrorilli