PHOTOGALLERY by Egidio Magnani

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sabato 30 maggio 2009

BARI – La voce profondamente black di ‘Mario Biondi sings Carlo Alberto Rossi’


Un susseguirsi d’artisti e musicisti eccellenti accompagnati da una strepitosa orchestra di quaranta elementi il tutto perfettamente amalgamato alla voce di Mario Biondi che da showman si destreggiava tra le varie performance.

E’accaduto ieri al Teatro Team di Bari dove Mario Biondi si è esibito per cantare Carlo Alberto Rossi rielaborando un repertorio originale di alta qualità che il maestro Rossi ha generato in anni di carriera.

Grande autore di classici come “E se domani”, “Le mille bolle blu”, interpretati da Mina, e scopritore della prima Mia Martini nel periodo ye-ye come Mimì Bertè.
Le sue sono diventate musiche senza tempo, che hanno valicato i confini italici, scelte da artisti stranieri quali Dalida, Tom Jones, Nat King Cole. Melodie indimenticabili, da “Amore baciami” a “Nun è peccato”, che hanno saputo conquistare un posto nel cuore della gente e nell’immaginario collettivo.

Il Maestro in persona ha designato l’artista catanese come l’uomo giusto in grado di reinterpretare e ri-arrangiare con il suo particolarissimo stile tali successi intramontabili.
Ed ecco dar vita ad un’incontro artistico unico ed irripetibile realizzato grazie alla collaborazione della Regione Puglia (Assessorato al Turismo e Industria Alberghiera), la Provincia e il Comune di Bari, a sostegno delle popolazioni dell’Abruzzo colpite dal terremoto.

Dopo le due date di Milano, Biondi approda in Puglia per regale un’emozione travolgente al pubblico presente che attonito seguiva lo spettacolo, così vario e denso di emozioni, e dove il leader Biondi, con la sua assoluta naturalezza espositiva e la sua voce, è riuscito a scomporre e ricomporre in archetipi black particolarmente accattivanti pietre miliari della musica italiana.

Sul palco insieme a Mario Biondi gli High Five Quintet (Fabrizio Bosso, Daniele Scannapieco, Luca Mannutza e Lorenzo Tucci con Rosario Bonaccorso) una delle realtà più stimate nel mondo jazz ed un’orchestra di 43 elementi diretta dal Maestro Peppe Vessicchio che è stato per Biondi –così come lui stesso afferma- un preziosissimo collaboratore grazie al quale è stato possibile riorchestrare le opere del Maestro avendo cura di rispettare le melodie, gli arrangiamenti e le armonizzazioni originali.

Così lo spettacolo ha inizio..ed ecco che Mario Biondi viene presto affiancato da ospiti d’eccezione, primo tra i quali Fausto Cigliano che con voce calda ed un sound tipicamente riconducibile agl’anni ’50, interpreta ‘E se domani’, per poi regalare un inedito della stessa in versione napoletana.
Si susseguono i cambi di stile..dalla voce bassa e calda di Biondi al jazz di Stefano di Battista in una personalissima versione di ‘Mille bolle blu’.

Ma Biondi non è solamente un nuovo jazz crooner tra i più richiesti del momento, è anche dotato di verve ed ironia che sul palco traspirano continuamente, concedendo al pubblico momenti d’ilarità e di svago continuo.

Si respira poi un momento romantico e sexy insieme, dopo qualche passo di danza Mario e Italia (questo il nome della giovane cantante) si lasciano trasportare dalle note di una canzone portoghese ritmicamente avvolgente.

Le sorprese non finiscono…e l’esibizione del primo violino di Gennaro Desiderio accompagnato al piano da Pino Perris lo dimostra; ma ecco cambiare toni con l’arrivo di Michael Baker batterista, arrangiatore e producer di livello internazionale che ha lavorato con artisti del calibro di Missy Elliott, Sting, Christina Aguilera, James Taylor, Elton John, Shaggy, Wycliffe Jean, Aretha Franklin, Mary J. Blige, Ricky Martin, Usher, Luther Vandross e Ray Charles, solo per citarne alcuni e tutt’ora scrittore, arrangiatore e produttore per Giorgia.

Uno spettacolo irripetibile dove il mondo black, jazz, concertistico e popolare si fondono completamente e dove la voce di Mario Biondi rimane indiscutibilmente un’esplosione di colore che invade l’anima e la mente.

Luana Martino

Bari - Devi augurarti che la strada sia lunga di Fausto Bertinotti un racconto di educazione intellettuale


Con una falce e un martello Fausto Bertinotti ha intarsiato le lettere per il suo nuovo libro: “Devi augurarti che la strada sia lunga” (Edizioni Ponte delle Grazie, pag. 230, euro 14).

Un saggio che non vuole essere un’autobiografia, bensì il racconto di un’educazione intellettuale.

Con un evento-incontro al mediastore Feltrinelli di Bari, l’ex presidente della Camera dei deputati (2006-2008) ha risposto così alla domanda postagli all’ingresso della libreria, durante un afoso pomeriggio barese, circa il motivo di questo suo libro: “è un tentativo, fatto insieme ad una comunità di donne e uomini che hanno vissuto in rifondazione comunista, per un grande rinnovamento dopo la rottura dentro quella storia e, per costruire una nuova sinistra. E per dar conto a questo tentativo si è provato ad indicare un’educazione sentimentale”.

Quindi nelle pagine si dovrebbe ritrovare la sinistra di oggi.

“La sinistra di oggi- ha continuato l’ex deputato- dovrebbe ritrovare la voglia di ricominciare. Come dico amaramente nel libro avevamo due sinistre, ora, non ne abbiamo nessuna e c’è tanto bisogno di sinistra. Bisogna ricominciare.

La lezione che io traggo da una lunga vicenda fatta anche di grandi passioni e di grandi speranze ma anche di sconfitte brucianti ma in questa crisi così drammatica, che la globalizzazione capitalistica ha messo di fronte al mondo che colpisce ancora una volta gli stati popolari dice quanto è grande il bisogno di sinistra, in Italia in Europa e nel mondo”.

In verità “Devi augurarti che la strada sia lunga” è un libro scritto a sei mani, quelle del politico, di Ritanna Armeni (opinionista sul quotidiano “Il Riformista”) e Rina Gagliardi (ex direttore de “Il manifesto” e condirettore di “Liberazione”).

In questo saggio Bertinotti si prende delle pause e l’uomo Bertinotti riflette sul passato di Fausto, ma soprattutto sulle possibilità di un ennesimo slancio in avanti.

Ad officiare l’incontro il sociologo Franco Cassano che ha presentato il libro con molta enfasi e rimpianto di un partito che fu, partendo da una Torino operai, Torino sindacalista. Trovando in questa città la grande capacità di una Nazione come ha dichiarato durante la presentazione.

Guest star, il Governatore della Puglia: Nichi Vendola. Sull’immaginario della cultura della sinistra del ‘900 è stato l’inizio del discorso di Vendola con una Milano della liberazione e una Torino della vicenda degli anni ’60, la quale ha costruito un valore nazionale e generale, della trasformazione fino ai giorni della sconfitta.

“Devi augurarti che la strada sia lunga” è un genere non auto celebrativo. Le pagine che ha trovato più dolentemente stimolanti sono quelle del tentativo di costruire l’ipotesi della Rifondazione del comunismo.
“Un’ambizione che se non ci dovesse essere non ci sarebbe vita, speranza, ideali, mondo”.

Anna Furlan

domenica 24 maggio 2009

Bari - Edith Bruck con 'Quanta stella c’è nel cielo' vincitrice del Premio Letterario Città di Bari


Serata conclusiva ieri sera al Teatro Piccinni, del Premio Letterario Città di Bari, giunto alla sua XII edizione.

Svoltasi in una location diversa rispetto agli ultimi anni, che hanno visto il Parco 2 Giugno, il luogo di cultura e aggregazione, avvicinando a questa manifestazione sia curiosi che appassionati di libri, quest’anno, si è svolta in un teatro.

Un teatro gremito di gente , che a dispetto di quanto si potesse pensare, ha preferito trascorrere una serata di un sabato afoso, in un luogo chiuso per sentire parlare di libri.

Come ogni manifestazione che l’ha preceduta, di libri si è parlato in tutto il periodo che anticipava questa premiazione, proprio con gli autori finalisti, attraverso gli incontri “Scritture al Fortino”, che ha visto una notevole partecipazione di un pubblico eterogeneo.

La serata di ieri sera è stata condotta dalla brava conduttrice della Rai, Serena Dandini , coadiuvata dal regista-attore pugliese Sergio Rubini, (presente nella nostra regione, perché sta ultimando il suo lavoro “L’uomo nero” ) che ha prestato la sua voce per leggere i vari incipit dei romanzi ammessi alla finale.

In contemporanea alla presentazione dei cinque finalisti, si è provveduto allo spoglio di 346 schede-voto, della giura popolare, composta da studenti provenienti dalle scuole medie superiori e dalla facoltà di lettere dell’Ateneo di Bari, che hanno decretato il vincitore.

E’ questa proprio la caratteristica principale di questo premio, che vede il coinvolgimento di giovani e non di esperti e critici del settore, che premiano un romanzo se è stato gradito nella stesura e se l’argomento trattato li hanno coinvolti emotivamente. Sono stati premiati cinque ragazzi che hanno eseguito la migliore recensione.


A vincere il premio è stata la scrittrice e poetessa ungherese Edith Bruck, con il suo lavoro “Quanta stella c’è nel cielo” (edizione Garzanti).
Il titolo del libro non è errato, ma è il primo verso di una ballata del ricordo dell’infanzia della protagonista, Anita, una sedicenne sopravvissuta al campo di concentramento.

Un libro da parole forti, di argomenti che feriscono l’animo. Si parla della storia del “male” nella storia dell’”uomo”.
E come sottolinea la scrittrice “io vivo per ricordare e ricordo per vivere, perché negare la shoa è come uccidere di nuovo milioni di ebrei”.


Commossa dalla inaspettata premiazione la scrittrice ha esordito dicendo : “E’ tempo che io restituisco qualcosa a questo Paese, l’Italia, che mi ha accolta, mi ha insegnato la sua lingua, mi ha dato un marito, una casa e anche se non sono ricca il premio in denaro lo devolvo ai terremotati della regione Abruzzo”.




Gli altri finalisti sono stati :

Il tarantino Cosimo Argentina con “Maschio adulto solitario”, ed. Manni un libro ambientato nella città di Taranto, dove un maschio adulto solitario si regge sull’orlo dell’abisso grazie a sé stesso. Una scrittura con cui Argentina tenta di rimarginare le ferite dell’animo, perché la vita non ha mai un percorso lineare e nulla si deve dare per scontato.

Giorgio Montefoschi “Le due ragazze con gli occhi verdi”, ed. Rizzoli , storia familiare che dura cinquanta anni ambiento in una magica Roma, dove il protagonista è fedele ad un grande amore.

Piersandro Pallavicini “African inferno”, ed. Feltrinelli un romanzo che parla di una storia di migrazione integrata e di un razzismo visto all’incontrario, perché in fin dei conti i pregiudizi sono reciproci.

Walter Siti “Il contagio”, ed. Mondadori un libro dai toni crudi che descrive e ci trascina nell’orrore della vita di borgata di Roma, che genera non un mondo borghese, ma un appiattimento di menti umani fatto da “borgatari”. Dove riscontra un’inversione antropologica, un ritorno alle repulsioni primitive.

Nel corso della serata Serena Dandini ha consegnato il Premio speciale della Giuria al croato Predrag Matvejevic con la motivazione “per le sue profonde riflessioni sul destino dei popoli del Mediterraneo, e per il contributo dato alla diffusione della cultura del suo Paese nel mondo”.

Il vincitore del premio saggistica è stato consegnato ad Antonio Pascale con il suo libro “Scienza e Sentimento”.

La serata si è conclusa con un omaggio al cantore recentemente scomparso, della città di Bari, Vito Maurogiovanni, ricordato dalle due figlie; un uomo che con il suo lavoro ha dato dignità al dialetto barese.

La parte musicale è stata affidata al gruppo Rosa Paeda.

Anna deMarzo

sabato 23 maggio 2009

Barletta (Bari) – Dall’Olimpo della musica le note cantate dello Spirito Libero di Giorgia


Tutto esaurito ieri sera al Paladisfida di Barletta, una grande Giorgia ha ripercorso i suoi più grandi successi che in quindici anni di carriera le hanno regalato una popolarità a livello mondiale.

Giorgia Todrani, conosciuta al grande pubblico solo come Giorgia, ‘voce’ indiscussa del panorama della musica italiana e internazionale è salita sul grande palco quasi teatrale, accompagnata in scena dall’inseparabile band composta da : Sonny T (direzione musicale e basso), Alessandro Centofanti (tastiere), Claudio Storniolo (tastiere), Marco Rinalduzzi (chitarre), Mike Scott (chitarre), Marcello Surace (batteria), Diana Winter (voce).

Il concerto incomincia quasi in un sussurro con la canzone Senza Segreti per salire vertiginosamente nell’esplosione vocale che la contraddistingue, una sua peculiarità che continua a tutt’oggi sorprenderci, esibendo un dominio totale sulla voce.

Prosegue con Nessun dolore, Un amore da favola, Un ora sola ti vorrei, canzoni dalle vocalità più profonde per poi proseguire in un crescendo che sembra non avere limiti, lei così minuta, tanto da sembrare fragile, mostra tutta la natura della sua forza vocale per arrivare sempre più in alto e più lontano, per raggiungere tutti e tutto.

Continua con L’eternità, Strano il mio destino, Infinite volte, Dimmi dove sei, che appaiano come palpabili turbamenti, l’amore lo si legge nei suoi occhi, nella sua voce.

Si emoziona Giorgia, si ferma, si perde per un attimo nei suoi pensieri, riprende fiato e continua ad emozionarci.

Alcuni brani hanno visto l’accompagnamento sul palco di tre bravi e scatenati ballerini di break dance in una sfida a evoluzioni sempre più complesse e pericolose, tra salti e roteazioni quasi a sfidare qualsiasi legge di gravità, Etienne Cacciari, Riccardo Benetazzo, e il b-boy, Armando Bardino.

Il pubblico riesce per un istante a stupire Giorgia sovrastando di gran lunga la sua potente voce, rimane ad ascoltare, sorride, riprende con il suo repertorio fino a Poche parole Parlo con te, Gocce di memoria e Girasole, serata quasi intima e di grande grande musica.

lunedì 18 maggio 2009

Barletta (Bari) – Tiziano Ferro ‘Alla mia età’ un concentrato di buona musica e grande spettacolo


Bello, coinvolgente, trascinante il concerto “Alla mia età tour 2009” che Tiziano Ferro ha presentato al Paladisfida di Barletta.

Non si è per niente risparmiato il cantante di Latina che ancora una volta ha fatto registrare il tutto esaurito proponendo un spettacolo di grande effetto scenico su un repertorio musicale che ha visto in scaletta i brani del suo ultimo lavoro discografico arricchiti dai pezzi più famosi presi dai tre ultimi suoi album (Rosso relativo – 111 – e Nessuno è solo).

Quasi puntuale, inizia la rappresentazione .
Uno show su un enorme palco dotato di pedane mobili, elevatori a scomparsa, scivoli e scale che raggiungono delle ipotetiche balconate che si prorompono lateralmente, come un voler congiungersi col pubblico situato sulle gradinate.

Alle spalle tre schermi giganti che proiettano immagini per meglio mettere in risalto le canzone proposte.
Accompagnato da sei musicisti e due coriste, alcuni brani hanno visto l’accompagnamento sul palco di due bravi e scatenati ballerini di break dance che sembravano sfidarsi a chi proponeva evoluzioni sempre più difficili e pericolose, tra salti e roteazioni quasi a sfidare qualsiasi legge di gravità.

Spettacolo che il pubblico ha molto apprezzato.

Lo show è iniziato con il brano “La tua vita non passerà” per proseguire con “Stop! Dimentica” e così via, via ha alternato le canzoni del cd “Alla mia età” con brani che abbiamo ascoltato e apprezzato in questi anni, da “Xdono”, “Ti scatterò una foto”, “Rosso relativo”, “Sere Nere”, “E Raffaella è mia” che ha scatenato il pubblico in un ballo frenetico.

Un fuori programma ha presentato la canzone “Domani 21-o4-2009”.
Canzone che ha visto la collaborazione dei più grandi cantanti della musica italiana, lavoro che è stato realizzato per devolvere interamente i proventi alle popolazioni colpite dal terremoto in Abruzzo.
Per questo motivo, Tiziano Ferro, ha chiesto di non scaricare illegalmente il brano da internet, per non vanificare il loro lavoro.

Insolito e curioso e stato l’intermezzo dello spettacolo.

Una telecamera non ha mai perso di vista Tiziano Ferro e l’ha seguito anche nel back stage proponendo le immagini, mentre si cambiava d’abito, coadiuvato da aiutanti che gli hanno fatto indossare uno smoking.

E proprio dal back stage inizia a cantare dando così il via al secondo momento dello show per poi apparire quasi magicamente sul palco portato su da un elevatore.

Sullo schermo appare l’immagine del cantautore Franco Battiato, autore del testo “Al tempo stesso”, che sembra duettare con Tiziano.

Due ore di spettacolo sempre in un escalation esponenziale e il concerto termina con il brano “ Non me lo so spiegare”.
Ma il meritato successo di Tiziano Ferro, un venditore di emozioni, ascoltando le parole delle sua canzoni, “noi ce lo sappiamo e possiamo spiegare”.



Elenco dei brani eseguiti :

1. Tua Vita Non Passerà
2. Stop! Dimentica
3. L'Olimpiade
4. La Paura Non Esiste
5. Imbranato
6. Indietro
7. Rosso Relativo
8. Ed Ero Contentissimo
9. Ti Voglio Bene
10. La Traversata Dell'Estate
11. Xdono
12. Sere Nere
13. E Fuori E' Buio
14. Fotografie Della Tua Assenza
15. Per Un Po' Sparirò / Al Tempo Stesso
16. Xverso
17. E Raffaella E' Mia
18. Scivoli Di Nuovo
19. Ti Scatterò Una Foto
20. Il Sole Esiste Per Tutti
21. Il Regalo Più Grande
22. Alla Mia Età
23. Non Me Lo So Spiegare

Anna deMarzo

sabato 16 maggio 2009

Bari – Gianni Morandi interpreta se stesso, in un concerto indimenticabile


Gianni Morandi arriva dall’alto e pian piano si cala tra il pubblico del suo teatro tenda per l’occasione a Bari. Canta la mitica “Volare” di Modugno, canzone che nel lontano 1958 vinse il Festival di San Remo e rivoluzionò il modo di concepire la melodia della canzone all’italiana.

In quel lontano Febbraio “Gianni era un ragazzo come adesso” e con suo padre e sua sorella era davanti all’allora mitica televisione, nel bar di Monghidoro suo paese di origine e guardava esterrefatto Mister Volare. Aveva solo 13 anni, ma da quell’istante aveva già deciso che sarebbe diventato cantante.

Quel sogno di un ragazzino semplice, ma intraprendente si è più che mai avverato e.. Gianni Morandi è nel suo teatrotenda, capace di contenere 3000 spettatori, sul Lungomare Vittorio Veneto della città di Bari per dare inizio al suo concerto. Il palco si trova al centro e tutti da ogni angolo del teatro possono ammirare il loro idolo. Gianni è solo con la sua chitarra pronto a ripercorrere attraverso l’esecuzione di 40 canzoni, in uno spettacolo di circa 3 ore, le tappe fondamentali della sua carriera.

Il pubblico è numeroso e variegato, composto prevalentemente da agguerrite signore over 50, che hanno seguito animatamente Morandi in tutte le sue esecuzioni, tenendo testa nella grinta e nell’entusiasmo alle più sfegatate teen ager.

Ricalcando l’incipit di una delle sue canzoni più famose “Accendilo tu questo sole che è spento….” Gianni Morandi è riuscito davvero ad illuminare il pubblico, in un lungo abbraccio corale, fin dall’inizio dello spettacolo. Si è trattato di un concerto raccontato a partire dal lontano 1962, quando dopo una lunga gavetta il cantante debutta nel mondo discografico con “Andavo a cento all'ora”, impersonando una intera generazione di adolescenti. Il fenomeno continua con il successo commerciale che arriva con il terzo 45 giri “Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte”, che decreta la nascita di Morandi anche come fenomeno di costume dei lontani anni ’60.

Oltre che come cantante Gianni Morandi fu destinato a diventare protagonista di un fenomeno cinematografico da cassetta: molti di quei successi discografici diventarono i titoli di altrettante pellicole in cui una trama quasi inconsistente faceva da contorno ai brani musicali del momento costringendolo così ad impersonare vestito da militare il languido ragazzino innamorato, situazione che Morandi ricorda ancora oggi con distaccato umorismo. Sarà poi la volta di “In ginocchio da te” con cui vince il Cantagiro 1964, totalizzando la vendita di più di un milione di copie, risultando così al vertice delle classifiche di allora. L’esecuzione di quest’ultima diventa anche un momento indimenticabile all’interno del concerto, quando a luci spente il pubblico illumina lo spazio circostante con la sola luce dei telefonini, ricalcando un pò il mondo adolescenziale.

Successivamente arriva “Non son degno di te”, “Se non avessi più te”, “Si fa sera” e “La fisarmonica”, tutti successi da centinaia di migliaia di copie vendute, cantati e ricordati spesso dai suoi fans come testimonial di eventi importanti della vita. Il 1966 è l'anno della sua prima vittoria a Canzonissima e della seconda vittoria al Cantagiro. È anche l'anno della svolta musicale: un giovane cantautore di nome Mauro Lusini gli fa ascoltare le note di una canzone allora considerata "di protesta", ancora straordinariamente attuale, un pezzo composto contro la guerra del Vietnam dal titolo “C'era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones”.

E’ un successo straordinario che ancora oggi eseguito durante lo spettacolo manda in delirio il pubblico. Tutto viene ricordato, anche il periodo di crisi dovuto all’allontanamento dalle scene, quando negli anni Settanta ci fu un periodo di declino, ma… come ricorda lo stesso Morandi non si diede per vinto e nel 1977 si iscrisse al Conservatorio di Santa Cecilia di Roma, conseguendo il diploma di contrabbasso. Questo momento viene riecheggiato sul palco dall’esecuzione di “Paese mio” accompagnata unicamente dal contrabbasso. La sua tenacia viene premiata e Gianni Morandi torna al successo nei primi anni Ottanta con “Canzoni stonate” e da allora la sua popolarità non ha più conosciuto momenti di declino. Degli anni Ottanta viene anche nominato l’incontro con Mogol: “Canzoni”, “La mia amica amatissima” Di quegli anni è anche “Grazie perché” successo condiviso con Amii Stewart , canzone che durante lo show viene eseguita da Morandi con la “collaborazione”di alcune fans sul palcoscenico.

Seguirà “Uno su mille”, canzone a cui il cantante è particolarmente legato. E ancora; Occhi di ragazza, Bella signora, Canzoni stonate, Banane e lamponi, Non ti dimenticherò…. Ed infine l’invito di Gianni Morandi a non vivere di nostalgia del passato ma a pensare al tempo più bello quello che sta per arrivare…. . Da allora è stata sempre “una salita….” come il successo di questo concerto che con il suo teatro tenda sta portando Morandi in giro per l’Italia ad incontrare il suo pubblico. E … questa è la storia “dell’eterno bravo ragazzo”

“Ma che palle!!!!” replica Morandi, una delle tante battute intelligenti che lo contraddistinguono e che gli consentono di ironizzare sul personaggio che la critica in tutti questi anni gli ha voluto a tutti i costi incollare addosso.

Maria Caravella

domenica 10 maggio 2009

Bitritto (Bari) - Premiata Forneria Marconi un viaggio emozionale attraverso la più bella musica rock italiana


Ieri sera si è ascoltata grande musica al Palatour di Bitritto (Bari), con i virtuosismi dei musicisti della Premiata Forneria Marconi. Quaranta anni di sodalizio musicale il prossimo anno, indubbiamente portati bene, poiché i loro brani non invecchiano col passare degli anni, ma sembrano rinvigorire, stravolti da nuovi arrangiamenti che li rendono ogni volta unici ed originali.

Sul palco prende posto uno dei più longevi e attivi gruppi musicale italiani, la PFM, sbandierando bandiere del Bari e gridando finalmente il Bari è in serie “A”.

“Siamo felici di essere tornati e il nostro benvenuto al Bari lo gridiamo così, perché da quando siamo diventati cittadini di Bari, nello scorso gennaio, siamo legati a tutte le vicende di questa città” – esordisce Franz Di Cioccio – “e non potevamo che gioire e festeggiare con voi”.


Lo spettacolo si è distinto in due parti, la prima dedicato al cantautore genovese Fabrizio De Andrè e al tour che intrapresero insieme nel 1979; mentre la seconda a brani che hanno reso famoso il gruppo musicale nel mondo.

Un tuffo nel passato, un viaggio emozionale attraverso la più bella musica rock italiana e le parole di un “poeta-cantante”, una commistione che sembra stare agli antipodi, ma che solo grandi artisti hanno saputo far esaltare e magnificare. Un interscambio dove la PFM iniziò a curare e a dedicare una maggiore attenzione ai testi e a De Andrè a rivedere la sua posizione di musicista e a dare importanza non soltanto ai testi ma anche alla potenzialità della musica.

Non poteva iniziare il concerto che con “Bocca di rosa” per proseguire con “La guerra di Piero”, “Un giudice”.
Cambia l’atmosfera per cantare “Giugno 73”, una fotografia privata del Faber ed anche uno dei migliori arrangiamenti della PFM, eseguita dal bassista Patrick Divas.

Non potevano mancare “ Maria nella bottega del falegname”, “il testamento di Tito”, “Zirichitaggia”, “Volta la carta”, “la canzone di Marinella” , dove a turno le voci di Franz Di Cioccio e Franco Mussida hanno interpretato con intensità le parole del poeta genovese.
Nella seconda parte dello spettacolo la PFM non si è per niente risparmiata suonando i loro brani, un rock-progressive che li accomuna ai grandi gruppi come i Jethro Tull , Genesis, con i loro virtuosismi musicali.

Ascoltando l’assolo proposto da Franco Mussida, ti domandi “possibile che solo sei corde possono fare tutto questo?”.
Un gruppo attuale come sono attuali i testi, da quello ecologista di “Out of the Roundabout”, o stilnovistico di “Dolcissima Maria” per passare a “La luna nuova” e a “La carrozza di Hans”.
Ma il concerto non poteva terminare con i tre brani che più volte il pubblico ha richiesto di ascoltare.

E così in un escalation musicale si è cantato e ballato con “Il pescatore”, “Impressioni di Settembre” fino al gran finale con la celeberrima “Celebration”.

Il tempo passa, alla formazione attuale Franz, Franco e Patrick i capelli lunghi ci sono ancora, anche se nel frattempo hanno cambiato colore ma a rendere più verde la loro formazione ha contribuito l’entrata di giovani collaboratori come il tastierista Gianluca Tagliavini, Lucio “Violino” Fabbri (violino, tastiere e chitarre) e il pugliese Pietro Monterisi, secondo batterista.
Tre ore di spettacolo elettrizzante dove nella prima parte si poteva dire “Fabrizio è qui” e nella seconda “la musica è qui”.

Ad aprire e a riscaldare la serata, un gruppo di Otranto,gli Abash, che hanno proposto brani etno-popolare salentini, tratti dal loro ultimo lavoro discografico ‘Madri senza terra’ con melodie suadenti orientaleggianti, non trascurando un’anima rock, un rock–progressive , per raggiungere una finalità estetica, dove la voce della solita, Anna Rita Luceri, si è imposta sia in forma recitativa che interpretativa.
Gli altri elementi della band sono : Maurilio Gigante (basso e voce), che ha curato i testi e le musiche, Daniele Stefano, (chitarre), Paolo Colazzo (batteria), Luciano Toma (piano e tastiere) e Luciano Treggiari (percussioni, flauto e theremin, il più antico strumento elettronico musicale).

Nella photogallery di Egidio Magnani i momenti più significativi del concerto.

Anna deMarzo

domenica 3 maggio 2009

Barletta (Bari) – La forza di Marco Carta … esplode il delirio dei suoi fans


«Dedicato a tutte le persone che mi hanno permesso di vivere questo anno fantastico»

Il boato quando si spengono le luci e al suo ingresso sul palco intonando l’intro di Ti Rincontrerò la dice tutta con che calore e entusiamo i fans presenti accompagneranno il loro idolo per tutto il concerto tenutosi ieri sera al PalaDisfida di Barletta.


L’amore nelle sue declinazioni gioiose e malinconiche è il tema principale delle undici canzoni inedite dell’album “La forza mia”. Sentimento di gratitudine verso amici e fans nel singolo omonimo che apre l’ascolto del cd («Il relativo videoclip è ambientato a Londra con location suggestive») e ancora segno di estrema riconoscenza nella traccia conclusiva “Grazie a te”, che è «dedicata alla donna capace di stravolgere positivamente la nostra esistenza e renderci felici».

L’amore emozionante di “Un giorno perfetto” e quello litigarello ma indissolubile di “Resta con me”: «È la canzone in cui mi riconosco più, perché rispecchia il mio approccio positivo e solare ai sentimenti. Ho solo ricordi piacevoli delle mie storie passate». Lo scatto d’orgoglio di “Prima di te”, la passione fulminea e visionaria di “Dentro ad ogni brivido”, i classici dubbi da innamorato di “Il segno che ho di te”… «Fino alle emozioni struggenti dei protagonisti di “Vorrei tenerti qui” e “L’amore che non hai”, che hanno perso la donna amata e restano con un vuoto straziante nell’anima. Invece “Dentro questa musica” è un inno a questa meravigliosa forma d’arte: non potrei vivere senza la musica».

Sul fronte musicale il cd “La forza mia” ha un respiro pop internazionale con accenti sonori che spaziano fra l’impronta pop-rock della title-track “La forza mia” e di “Grazie a te”; gli echi reggae di “Dentro ad ogni brivido”; la classica ballata italiana che ritroviamo in “Dentro questa musica”, “Un giorno perfetto” e “Resta con me”; l’energia pop di “Il segno che ho di te” e quella più rockeggiante di “Prima di te” e “Vorrei tenerti qui”. L’originale e sfaccettato timbro vocale di Marco Carta mostra nuove e ancor più intriganti potenzialità rispetto all’ottimo esordio con il cd “Ti rincontrerò”, che nel 2008 ha conquistato il disco di platino. Il talento del 23enne cagliaritano è valorizzato da uno straordinario team di autori e musicisti che hanno dato il loro personale contributo alla realizzazione del disco.


«Ai cori del brano “Resta con me” c’è proprio suo padre Fabrizio Pausini. E la stessa Laura, che ogni tanto capitava in studio di registrazione, è stata molto carina con me: mi ha dato consigli preziosi su come interpretare vocalmente alcune canzoni».

Paolo Carta è il produttore artistico dell’album “La forza mia”. In più ha scritto il testo della canzone in gara a Sanremo e di “Un giorno perfetto” (è anche co-autore di “Grazie a te”), ha curato gli arrangiamenti e suonato le chitarre: è suo il morbido arpeggio rock che caratterizza il singolo “La forza mia”.

«Ho conosciuto Paolo dopo il successo di “Amici”: mi ha chiamato per farmi i complimenti e mi ha proposto di produrre questo disco. Inutile dire che per me è stata una soddisfazione immensa. Fra noi è nato un ottimo rapporto artistico e umano: in sala d’incisione eravamo sempre sintonizzati sulla stessa lunghezza d’onda. Ringrazio Dio ogni giorno per avere avuto la possibilità di incidere il mio primo album interamente d’inediti con musicisti eccezionali: Paolo Carta alla chitarra; Bruno Zucchetti al pianoforte, Hammond e tastiere; i fratelli Emiliano e Matteo Bassi alla sezione ritmica batteria e basso; Manuela Cortesi e Gigi Fazio ai cori».