PHOTOGALLERY by Egidio Magnani

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lunedì 30 aprile 2007

La "Follia Creativa" di Simone Cristicchi a Bari


“Centro di Igiene Mentale Tour” – Teatro Piccinni- Cso.V.Emanuele 88- Bari - domenica 29 aprile ore 21 -L’igiene mentale passa attraverso i neuroni nascosti di Simone Cristicchi. Il trentenne artista romana, velato da un cespuglio di capelli volutamente disordinati, ha ipnotizzato letteralmente il pubblico italiano portando alla luce un tema importante come il disagio mentale. Un viaggio che il cantautore aveva iniziato con il documentario e libro “Centro di Igiene Mentale” (Mondadori), poi culminato con il brano “Ti regalerò una rosa”, brano vincitore del 57° Festival di Sanremo e del prestigioso premio della critica e radio & tv, e l’album “Dall’altra parte del cancello”.Al successo discografico e al terremoto che ha scatenato dal tema sulla disabilità mentale, Cristicchi ha avviato un tour teatrale che ieri sera ha toccato anche il teatro Piccinni di Bari. Cristicchi ha sorpreso ancora una volta il numeroso pubblico del politeama barese, con la sua disarmante semplicità e sensibilità nell’affrontare un tema così scottante come il disagio mentale. Uno spettacolo che si muove nell’ambito del teatro-canzone, del quale è stato grande maestro Giorgio Gaber, che lo stesso Cristicchi ha voluto proprio per interagire maggiormente con il pubblico, in una dimensione più intimista e raccolta. Filo conduttore del progetto è un viaggio all’interno degli ex manicomi, i cosiddetti centri di igiene mentale, paragonati a veri e propri campi di concentramento, all’interno dei quali i “matti” diventano oggetti, corpi senz’anima e senza dignità. Persone relegate in un mondo oscurato alla vista dei “normali”, sedato ma pulsante, immobile eppure in continua altalena tra follia e normalità. Il cantautore romano, si fa portavoce di questo malessere, attraverso le immagini di un documentario struggente e vero, teso a dimostrare come la distanza tra la normalità e la follia sia solo un puro concetto teorico. Il suo ultimo disco, il secondo della sua strabiliante carriera artistica, dal titolo “Oltre il cancello”, contiene undici intensi brani ognuno dei quali affronta un preciso tema sociale: una sorta di concept album dove il controllo sull’individuo e sull’individualità sono il tema conduttore.Se “Ti regalerò una rosa” è una lettera immaginaria di Antonio, chiuso in manicomio “da quando era bambino” all’unica donna amata, la sua Margherita, “Il nostro tempo” parla della forza dell’amore, mentre “Laureata precaria” tocca lo scottante tema del mercato del lavoro in cui Cristicchi evidenzia che, sempre più spesso, i giovani laureati sono costretti ad accettare lavori ripetitivi ed alienanti.I brani dell’album, prodotto ed arrangiato con l’amico di sempre Francesco Musacco, scorrono come i tasselli di puzzle, uno accanto all’atro, in attesa che l’immagine finale acquisti la sua forma definitiva. Cristicchi intona “Nostra Signora dei Navigli”, nell’album suonata dal pianista Giovanni Allevi, dedicato idealmente alla poetessa Alda Merini che per anni è stata rinchiusa anche in un manicomio tarantino. Un elogio anche ai musicisti che accompagnano Cristicchi in questa avventura teatrale: Desirè Infascelli (pianoforte e fisarmonica), Davide Aru (chitarra e mandolino), Andrea Rosatelli (contrabbasso) e il virtuoso violinista Olen Cesari, un vero fenomeno di origini albanesi. Sono circa le ventuno quando Cristicchi, raggiunge il palco , valigia e lanterna in mano, attraversando la platea del teatro barese .La scenografia è essenziale, una sedia sulla quale il cantautore si adagia lentamente, una panchina e sulla sinistra i quattro musicicisti .Simone inizia il suo viaggio, raccontando e mimando con grande trasporto le lettere di alcuni degenti di quello che fu il manicomio di San Girolamo a Volterra , ritrovate nel 1980 nelle cartelle cliniche dei pazienti e pertanto mai fatte giungere a destinazione. Una censura incomprensibile e violenta . Lo spettacolo ha così inizio, proprio con la volontà di rendere pubbliche quelle “storie di matti”, al fine di renderle vive ogni sera sul palco. Cristicchi , costruisce la sua performance su documenti preziosi, alcuni dei quali risalenti ai primi del ‘900 , su testimonianze dirette di ex infermieri, psichiatri e psicologi, proprio per poter raccontare le sofferenze dei pazienti tra le mura dei manicomi . La musica è discreta ,accompagna in maniera lieve le parole sofferte del cantautore romano, mentre scorrono le immagini toccanti del documentario catturate dal giovane regista Alberto Puliafito negli ex manicomi italiani. E’ un vero e proprio viaggio del dolore. Dai volti dei degenti affiorano ricordi di amori dimenticati, di famiglie lontane, di solitudine, di vite ridotte ad uno mero stato vegetativo prive di ogni dignità umana. Primo brano in scaletta, “ La filastrocca della Morlacca”, tratto dal primo album “Fabbricante di Canzoni” cosi’ come i successivi “Senza” ed il tormentone “Che bella gente”, quasi a voler interrompere il tema scottante della follia con momenti di divertimento ed ironia. Seguiranno la dolcissima e bellissima “ Legato a te”, dedicata a Pier Giorgio Welby e “Laureata precaria”( il seguito di “Studentessa universitaria” ) . Simone Cristicchi rende poi omaggio al grande Giorgio Gaber, a Fabrizio De Andrè e al nostro Domenico Modugno, con un’accenno di “Amara terra mia” . La performance si conclude, in un crescendo di grandi emozioni, con “ Ti regalero’ una rosa”. Il pubblico barese, applaude insistentemente il cantautore romano che visibilmente commosso, ringrazia la città di Bari per la meravigliosa accoglienza .
Claudia Mastrorilli

Il pessimismo del "Il Riformatore del mondo" al teatro Abeliano di Bari


Al Teatro Abeliano di Bari, in scena dal 28 al 29 aprile un opera del 1979 di Thomas Bernhard “IL Riformatore del mondo” titolo originale “Der Weltbesserer” , con un bravissimo Renato Carpentieri, che ha curato anche la regia, interpretando un testo difficile e assai ostico.L’opera presentata è più che altro un’autobiografia dell’autore Thomas Bernhard, detestato in patria ma considerato da molti un genio, dove descrive la sua solitudine, legato anche ad una malattia incurabile, che lo porta ad avere una visione pessimistica del mondo e vedere come unica soluzione a tutte le cose “La morte”.Infatti l’opera “Il riformatore del mondo” descrive la giornata di un famoso filosofo a cui tempo addietro gli avevano conferito la collana onorifica della città di Francoforte per la sua opera “Migliorare il mondo” e per la stessa sta per ricevere a casa sua, (perché invalido o finge di essere invalido su una sedia), il rettore dell’università, il sindaco ed altri illustri personaggi che vogliono consegnargli la laurea honoris causa.L’ambito riconoscimento per la sua opera è una attestazione per l’intellettuale ipocondriaco che nessuno ha letto il suo trattato perché dimostra che per migliorare il mondo bisogna eliminare gli uomini dalla faccia della terra.L’opera è quasi un monologo, come un po’ tutte le opere di Bernhard, dove la parola è la vera protagonista della scena, parole dure che feriscono ed umiliano la donna che vive con lui da venti anni, in scena è interpretata da Roberta Sterzi che con poche parole e gesti appena accennati, ha centrato il personaggio, quella di una compagna rassegnata alle angherie del suo uomo, che rinuncia anche a parlare perché sa che non la ascolterebbe, perché preso solo dal suo pensiero e dall’alto del piedistallo che si è creato autoincensantosi considera il mondo una fogna che lo asfissia.Tutto lo ripugna e gli da fastidio e il rapporto che ha con la sua donna (i personaggi non hanno nomi in quest’opera) e come il contadino con il suo mulo, prima gli tende la carota e poi lo bastona. Così lui prima la offende per la sua goffaggine, la umilia senza ritegno chiamandola incapace e immediatamente gli dice “sei la compagna della mia vita, il mio male minore”.Il nichilista intellettuale sfiora il limite della disperazione anche per trovare un posto per andare in vacanza, scivolando nella farsa perché con una lunga dissertazione spiega che odia il mare, le montagne, i laghi, le colline, le città d’arte e tutti i posti dove può incontrare l’uomo. Così pensa che la soluzione sarebbe quella di organizzare un viaggio in Greolandia, senza la compagnia di essere umani ma quella silenziosa delle foche.“Il riformatore del mondo” rientra nell’ambito della rassegna “teatri d’arte Mediterranei” del Teatro Abeliano, accanto a Renato Carpentieri che troneggiava sul palco su una poltrona tanto da sembrare un trono, hanno lavorato con lui Roberta Sterzi, l’amata e detestata compagna della sua vita e Amedeo Messina, Giuliano Longone, Salvatore Ferrari, Michele Rotondo, Renato Rotondo.
Anna deMarzo

Il medico dei pazzi. Carlo Giuffrè porta in scena Eduardo Scarpetta.


E’ andato in scena il 28 e 29 aprile al teatro Traetta di Bitonto (Ba), lo spettacolo “Il medico dei pazzi” di Eduardo Scarpetta, con Carlo Giuffrè, Piero Pepe, Monica Assante Di Tatisso, Rino di Maio, Antonella Lori e Aldo De Martino. Regia di Carlo Giuffrè, scene di Aldo Buti, costumi di Giusi Giustino. Musiche originali e arrangiamenti di Francesco Giuffrè. Produzione Diana Or.i.s. di Napoli.La commedia dal titolo originale “O miedeco d’è pazzi” è stata scritta da Eduardo Scarpetta nel 1908, poco prima di lasciare le scene. Più tardi nel 1954, il regista Mario Mattoli trasse un film “Il medico dei pazzi” con una memorabile interpretazione di Totò. La trama narra le vicende del giovane Ciccillo e di suo zio Felice Sciosciammocca di Roccasecca. Ciccillo, nipote scapestrato, perde al gioco tutto il denaro che lo zio gli ha mandato per studiare e laurearsi in medicina. Inseguito anche da un brutto ceffo a cui deve dei soldi, Ciccillo si vede ancora più nei guai quando lo zio Felice e sua moglie arrivano a Napoli per verificare i suoi buoni (….inesistenti) risultati universitari! Così inizia ad inventare che la bizzarra pensione in cui abita è in realtà un manicomio ed i suoi ospiti sono proprio dei pazzi, suoi pazienti. In effetti la pensione non solo è abitata da bizzarri personaggi, ma è anche diretta da strampalate creature, per cui le bugie di Ciccillo prendono piede perfettamente nella mente ingenua dello zio Felice. Con innumerevoli doppi sensi, gioco di inganni, equivoci e bugie appropriate, la commedia si snoda in maniera divertente, e quando tutto degenera, si scopre la magagna. Il finale è sempre leggero, forse un po’ moralistico, ma sereno, come nella migliore tradizione di Scarpetta. Straordinario attore ed autore del teatro napoletano, Eduardo Scarpetta (Napoli, 1853 - 1925), si fece conoscere grazie alle sue abili traduzioni in napoletano delle pochade francesi, tanto in voga in quegli anni. Grande commediografo, trasferì il suo amore per il teatro anche ai figli Vincenzo, Eduardo, Peppino e Titina. Vanta una florida carriera di commediografo, il successo più grande di Scarpetta è sicuramente "Miseria e nobiltà", che in seguito ha avuto due trasposizioni cinematografiche. La curiosità deriva dal fatto che fu scritta per permettere la partecipazione in scena, del figlio Vincenzo (allora dodicenne), che recitò il ruolo di Peppiniello. Dopo aver fondato il teatro Salone Margherita, primo grande varietà napoletano, la fortuna di Scarpetta iniziò ad incrinarsi. Il peggioramento si materializzò nel 1904, quando dopo una parodia della “Figlia di Iorio” (di scarso successo), Gabriele d’Annunzio gli fece causa, una causa lunga e spiacevole. Deluso e amareggiato, Scarpetta decise di ritirarsi dalle scene nel 1909. Le sue opere sono autentici capolavori, tutt’oggi sinonimo di successo e divertimento.Uno spettacolo per famiglie dunque, “Il medico dei pazzi”, rilevante per la trasmissione della memoria teatrale, messo in scena abilmente dal maestro Carlo Giuffrè, che porta avanti una sorta di lezione sulla tradizione spettacolare, affine all’aspetto retrò. La rappresentazione regala un’accattivante sensazione relativa al passato, moralistica nei punti dove l’argomento pazzia diventa questione di “angolo di visuale”, per cui sono i cosiddetti normali che vanno curati con una dose di “dolce follia”. Esilaranti i siparietti comici all’italiana che amalgamati sapientemente alle pochades, divertono il pubblico con gustose gags d’altri tempi. Grande l’intero cast che mostra ottimi talenti di cantanti oltre che di attori. In definitiva uno spettacolo di tre atti, in cui si verificano le regole teatrali peculiari del grande Eduardo Scarpetta, con coraggiosi momenti musicali, distribuiti saggiamente in modo da invitare spesso l’applauso di un folto pubblico, semplicemente appassionato e compiaciuto.
Deborah Brivitello

sabato 28 aprile 2007

Conversano (Bari) - Emozionante ed emozionato Claudio Baglioni in ' Tutti qui tour '


27 aprile 2007Claudio BaglioniTutti qui tourAlle 21,30 le luci del Pala San Giacomo di Conversano si spengono e, nel buio totale una torcia al centro del palco illumina il pubblico. Dopo alcuni istanti in un’esplosione di musica, colori e luci, il carismatico cantautore romano inizia il suo spettacolare concerto sulle note di “Tutti qui”.Nato a Roma il 16 maggio 1951, il cantastorie di Centocelle canta la vita di tutti i giorni, degli innamorati, dei malinconici e dei problemi della società attuale come “Pace” e “Ragazze dell’est”.Emozionante ed emozionato, come sempre, trasmette la sua passione a tutta la platea costituita da tutte le generazioni che, in circa quaranta anni, lo hanno seguito e amato.Canta tutto il suo repertorio e si esibisce per tre ore senza mai fermarsi, balla in compagnia degli strumenti musicali a volte anche in modo sensuale.Ama scherzare con i suoi musicisti che durante il concerto si spostano continuamente sui quattro angoli del palco quadrato.Sul palco insieme a Claudio Baglioni: Paolo Gianolio (conduzione musicale. chitarre, violoncello, sax baritono, cori), John Giblin (basso, contrabbasso, chitarra), Stefano Pisetta (batteria, virtual drum, percussioni, chitarra), Roberto Pagani (pianoforte, tastiere, vibrafono, clarino, sax contralto, fisarmonica, banjo, viola, chitarra, cori) e Pio Spiriti (violino, tastiere, fisarmonica, melodica, chitarra,cori). Augura a tutti buona fortuna, indossa una giacca dorata per “Cinque minuti” e chiude il suo concerto-spettacolo con un messaggio importante racchiuso in “La vita è adesso”.Bello e semplice, il sempreverde della grande musica italiana, lascia il suo pubblico entusiasta di aver assistito ad un vero e proprio show.
Michele Franco

Il pianista Giuseppe Albanese ... vitalità sovrana


La stagione dei concerti della Fondazione Petruzzelli si è conclusa ieri sera con un concerto di alto livello. Ad esibirsi è stato il pianista Giuseppe Albanese, ventottenne calabrese vincitore di numerosi concorsi pianistici internazionali fra i quali il “Vendome Prize” del 2003 che ha avuto come presidente di giuria Sir Jeffrey Tate.La sua gioventù traspare con forza sul palcoscenico, Giuseppe Albanese ha una grande energia ed una incredibile vitalità, non si risparmia minimamente e sembra che la musica stessa lo ricarichi di tutta l’energia sprecata.Alla fine della prima parte c’era da chiedersi come Giuseppe avrebbe affrontato la seconda avendo eseguito un pezzo di grande virtuosismo e difficoltà tecnica coronato da una fuga finale per la quale sono necessari non solo buoni muscoli, ma anche ottimo cervello.Il pezzo in questione sono state le Variazioni e Fuga su un Tema di G.P. Telemann op. 134 di Max Reger (1873-1916), compositore tedesco che non può essere paragonato ai grandi compositori ma brano nel quale Giuseppe ha potuto mettere in luce tutte le sue qualità di virtuoso, tant’è che a suonare non sembrava un solo pianoforte ma dieci messi insieme.Per non parlare della velocità del braccio nei ribattuti alternati delle braccia, erano talmente veloci che della mano rimaneva solo la scia come in una fotografia mossa e sfuocata.La seconda parte ha presentato brani dei grandi compositori che il pubblico non si stancarebbe mai di ascoltare:la Polacca-Fantasia op.61 di Chopin (1810-1849), la “morte di Isotta” di Wagner-Liszt (1811-1886), L’isle joyeuse di Debussy ( 1862-1918) e La Valse di Maurice Ravel (1875-1937).L’interpretazione di Chopin molto ispirata nel suono e nel fraseggio è stata coerente e unitaria, Giuseppe Albanese è stato capace di dare una logica consequenziale alla Fantasia che dal punto di vista formale è molto complessa e libera.La “morte di Isotta” è sempre emozionante, i tremoli della mano sinistra sembravano foglie mosse dal vento e con grande temperamento il pubblico ha potuto sentire la tragicità della disperazione dell’amore e della morte.Grande euforia e gioia per Debussy, ricerca timbrica e slancio emotivo. La Valse di Ravel che è uno dei pezzi più virtuosistici del repertorio è stato eseguito in tutto il suo turbinio di danza, con richiami ben evidenti ai timbri orchestrali, cosa c’è di più geniale di una tale composizione?Il pubblico ha acclamato Giuseppe che ha concesso due bis, il sognante Notturno per la mano sinistra di Scriabin e le spiritose Scintille di Moszkovsky-Horowitz. A Giuseppe tutti i nostri auguri per una carriera in crescita.
Viviana Velardi

BARI – Bonnie Prince Billy in concerto


Grande evento nel fortino del borgo antico di Bari all’interno della rassegna Planet of Sound: si è esibito Bonnie ‘Prince’ Billy.Will Oldham (in arte Bonnie Prince Billy) uno dei nomi più emblematici del cantautorato statunitense, la sua, una prolifica carriera suddivisa tra gli pseudonimi Palace Brother, Palace Songs e Palace, assunti soprattutto nel corso degli anni ’90, per poi giungere a lavori di ultima produzione che firma con lo pseudonimo con il quale si è presentato anche all’intimo e caloroso pubblico di Bari. Questo continuo mutamento del nome, certamente ha corrisposto, nel susseguirsi degli anni, alle svariate collaborazioni con artisti più disparati e pertanto ad una sua metamorfosi evolutiva.Oggi Oldham è una certezza, le sue sonorità se pur così frastagliate sono certamente accomunate da un filo conduttore tipicamente folk e country.Il suo rock-folk così spigoloso riesce a cantare la vita, sviscera, nelle sue canzoni-poesie, ogni argomento più intimo e intimista. L’amore, il sesso, la morte e lo stesso cantare sono espressi nei suoi testi in un perfetto connubio di cuore e bile che rendono ogni canzone un capolavoro.Come la sua voce che si spezza e si mostra sempre un po’ stonata ma in grado di ammaliare incantare e produrre ogni volta un’opera di fragilità e dolcezza.La sua musica non è originale, discende, infatti, dalla tradizione americana folk ma la sua forza e la sua empatia certamente lo rendono paragonabile e diretto discendente di Nike Drake, di Cohen, di Johnny Cash. E proprio con quest’ultimo Bonnie Prince Billy ha anche duettato nella canzone ‘I see a Darkness’. Insomma, regalando due ore di continue emozioni, accompagnato solamente dal batterista che sembrava sognare mentre sfiorava leggermente il suo strumento, Oldham, non si è risparmiato, ironico e cordiale ha interagito qualche volta con il pubblico per poi tornare a immergersi nella sua musica. Quasi spiritato e assorto accarezzava dolcemente la sua chitarra, estraniato spesso si lasciava sopraffare dalla sua fisicità che si espletava con tipici movimenti folk e strane espressioni del volto. Insomma una malinconia, quella di Will Oldham, protesa forse verso una certa speranza che continua a mostrare come la propria voce possa cantare la vita, la sua vita.
Luana Martino

venerdì 27 aprile 2007

Bari - Col vento in poppa parte la terza edizione del trofeo “Terradamare”


Pronti a salpare per il terzo anno consecutivo con l’edizione ”Terradamare” la regata velica dell’Adriatico, che quest’anno grazie alla proposta del C.U.S. Bari, come ha riferito il suo presidente dott. Franco Corsi, durante la presentazione del programma in Sala Giunta della Provincia di Bari , vedrà l’unificazione di tre prove ormai consolidate: il Trofeo Nicolaiano, del 1° maggio; la regata internazionale Est 105 il 17 maggio, con partenza da Bari per poi approdare presso il circolo velico Juogole Grakalic di Herceg Novi, in Montenegro; e terzultima prova il Trofeo Herces Novi prevista il 19 maggio all’interno delle Bocche di Cattaro (Montenegro).““Terradamare” è un evento che tenta di promuovere e far conoscere il marchio Puglia,- ribadisce Vincenzo Divella, Presidente della Provincia di Bari - e tramite le regate sponsorizziamo i nostri prodotti facendoli conoscere ai nostri dirimpettai montenegrini, i nostri fruitori del futuro, senza bisogno di guardare la Cina o l’Oriente in generale. In questo modo, imparano a conoscersi due culture diverse, con la possibilità concreta di rafforzare le relazioni economiche e commerciali. Credo comunque che questo evento di eccezionale levatura non deve essere supportato solo dalla Provincia ma anche da tutti gli altri Enti Pubblici, ma in particola modo dal privato che deve saper stimolare e sostenere i propri prodotti”.“E con questo spirito che il consorzio di produttori “Oliveti d’Italia” partecipa a questo progetto sportivo – sostiene Nicola Ruggero, presidente Oliveti d’Italia - valorizzare i nostri prodotti non con la pubblicità ma con gli eventi, sicuramente una grande sfida, ma anche un concreto esempio di marketing territoriale dove la Puglia mette in vetrina quanto di meglio dispone dalle sue bellezze architettoniche a quelle naturali, per l’appunto il mare, e i suoi prodotti di qualità come il nostro olio, unico per gusto e qualità, che potrà crescere sui mercati internazionali solo se divulgato e messo a confronto con gli altri oli”.Presenti all’incontro con la stampa anche l’assessore allo sport di Herceg Novi, Radovan Bozovic e il presidente del circolo nautico Jugole Grakalic, Zlokovic Uros, che hanno dichiarato che è tutto pronto per la regata, una delle più importanti manifestazione del 2007, e che sono lieti di suggellare questa unione. La serata finale con la relativa cerimonia delle premiazioni sarà effettuata all’interno della fortezza di Kanli Kula cui seguirà una degustazione dei prodotti tipici locali valorizzati dall’olio extra vergine di oliva DOP della Terra di Bari.“Terradamare”è un evento promosso dal Consorzio per la valorizzazione delle produzioni agricole Oliveti d’Italia, col contributo del Ministero delle Politiche Agricole, in collaborazione con la Federazione italiana della vela (FIV), il Centro universitario sportivo (CUS) di Bari e il circolo velico Juogole Grakalic di Herceg Novi (Montenegro).
Anna DeMarzo

giovedì 26 aprile 2007

Ironia e cinismo della realtà quotidiana in ESTA’ BIEN


BARI – Teatro Kismet – ESTA’ BIEN Due scrivanie con sopra libri di varia grandezza e colori diversi, due attori, un uomo e una donna, con abiti ‘semplicemente’ stereotipati: questo sul palco del Teatro Kismet Opera di Bari per ‘Està Bien’, ultimo spettacolo della rassegna ‘Eroi Capovolti’.Està Bien nasce come progetto che analizza ironicamente e cinicamente la realtà quotidiana.Si mostra come uno spettacolo denso di citazioni e continue provocazioni che rendono il ritmo serrato e disperato.Le notizie che ogni giorno ci sommergono, che ci bombardano, sono la fonte d’ispirazione per l’intero progetto. Quelle notizie che riguardano gli argomenti più disparati: le guerre, i fast-food, le conigliette di play boy, la potenza americana, i bambini che perdono oggi giorno la vita. Insomma i due attori-ideatori del progetto, Costanzo e Rustioni, hanno archiviato per diverso tempo immagini, parole, materiale che potesse essere utile per la realizzazione dello spettacolo.Tutto reso con estrema efficacia dalla bravura eclettica dei protagonisti, tutto così deformato e reinterpretato tanto da non risultare affatto pedante ma, anzi, sorprendente e creativo.Costanzo e Rustioni, già militanti nel teatro contemporaneo degli anni ’90, si ritrovano a interpretare un teatro di ricerca dove la fisicità e la creazione continua sono elementi portanti, dove il corpo e la fatica fisica si amalgamano di continuo con gli altri linguaggi teatrali.Està Bien è uno studio ispirato alle opere teatrali di Rodrigo Garcia con il quale i due produttori vogliono confrontarsi. L’unico intoppo è di carattere burocratico, infatti, per motivi di diritti della SIAE lo spettacolo procede senza reali riferimenti testuali a Garcia. Questo però non implica nulla, infatti, l’intento dei creatori è stato raggiunto ovvero catapultare, per un’ora circa, il pubblico in un mondo di paura, di ricordi, di cataste di documenti, cataloghi accumulati dove si susseguono nomi e date di nascita e di morte.La loro esperienza lontana dai legami istituzionali è stata davvero apprezzata da pubblico in sala e forse ha aperto una breve ma intensa riflessione…restano purtroppo, però, cataste di notizie e avvenimenti che si dovranno ancora scrivere!
Luana Martino

mercoledì 25 aprile 2007

Bari - Il pianista Andrea Lucchesini , chiarezza di pensiero e di suono


La stagione della Camerata Musicale Barese prosegue con gli appuntamenti pianistici. Ad essere ospite della città di Bari è stato il toscano Andrea Lucchesini, anch’egli frutto della scuola pianistica di Maria Tipo che vanta numerosi artisti in carriera tra i suoi allievi.Il concerto di ieri sera ha visto eseguite due opere che possono essere considerate tra le più belle pagine della letteratura pianistica: gli Improvvisi op. 90 di Schubert ed i Preludi op.28 di Chopin.Per completare il già prezioso programma, agli Improvvisi di Schubert sono state affiancate tre Sonate di Scarlatti. La chiarezza è stata sovrana per le esecuzioni di tutti i brani.A volte il pianista Lucchesini è stato discusso perché ritenuto freddo. Io credo che non si possa parlare di freddezza ma di zelo, poiché la chiarezza non si riferisce solo al suono, ma al pensiero musicale in genere tanto che i fraseggi stessi sono stati spiegati e sottolineati sempre con molta cura. La qual cosa potrebbe aver provocato in alcuni momenti una sensazione di appesantimento, che io non ritengo tale, anzi dal mio punto di vista ha dimostrato quello che Lucchesini è, un pianista dal cervello vivido.Anche dal punto di vista tecnico nulla da eccepire, tutta la esecuzione è stata sempre incentrata alla pulizia del suono e se una facilità di mano è evidente Lucchesini non l’ha usata per mostrarsi ma piuttosto per trasmettere il senso musicale che in queste pagine di estrema difficoltà tecnica è sempre il primo ad emergere. Così la musica di Chopin si è espressa in tutta la sua drammaticità, balenante, tragica, drammatica: il preludio in si bemolle minore, quello in re minore sono capolavori musicali concentrati di estrema difficoltà tecnica e capaci di contenere in pochi minuti significati eterni. In essi è presente tutta l’angoscia di Chopin per la sua condizione di malato di tisi; ricordiamo che quest’opera è stata scritta in gran parte alle Baleari dove egli si era recato con Gorge Sand proprio per il clima più favorevole alla sua cagionevole salute. Ed il senso della morte invade anche Schubert seppur in questi eterei improvvisi, una morte più sublimata che tragica che si ravvisa laddove Schubert usa il doppio punto, la cellula ritmica propria della morte.Anche nei bis ancora presente Chopin, ma quello dipinto da Schumann nel suo Carnaval ed un momento musicale di Schubert. Anche questi segni della coerenza di un interprete di pensiero.
Viviana Velardi

lunedì 23 aprile 2007

Bari - Tennis - FED CUP - Italia 3 Cina 0 - Castellaneta Marina (Taranto)


NOVA YARDINIA PORTAFORTUNA LA CONQUISTA DEL TERZO PUNTO E’ FIRMATA ANCORA GARBIN Tre a zero alla Cina e adesso, con ogni probabilità, la Francia in semifinale. Castellaneta Marina e la Puglia portano fortuna ancora una volta all’Italdonne di tennis. Il punto decisivo ha il marchio di Tathiana Garbin che dopo la sofferta maratona, porta a casa anche la qualificazione. Di fronte trova la diciottenne Zhang Shuai, chiamata dal capitano cinese Zhang Qi a sostituire la più quotata Peng Shuai, infortunatasi ieri nella sfida contro la Pennetta. Alla Garbin servono poco più di due ore per superare la cinesina per 36 62 64. La 18enne, n. 212 Wta ed esordiente assoluta in Fed Cup, non ha certo recitato il ruolo della vittima sacrificale: al contrario ha messo in mostra una solidità notevole anche se, al momento decisivo, ha denunciato qualche limite di esperienza. Adesso l’Italia può pensare alla semifinale di luglio. La grinta dell'esordiente. Malgrado la prima apparizione assoluta in Fed Cup, la cinese Zhang Shuai, molto sicura nel palleggio e con una grinta inconsueta per una esordiente, mette a segno il break decisivo nel sesto game. Il punteggio segue l'ordine dei servizi fino al 3-2, ma Tathiana (n. 23 Wta) sembra subire fin dai primi scambi l'autorità dell'avversaria. Al sesto game, appunto, l'azzurra concede due palle break consecutive e le annulla, ma alla terza occasione la cinese approfitta dell'errore Tathiana, che spedisce fuori lo smash e sale 4-2.Al servizio la Zhang Shuai si difende bene e si porta sul 5-3 e infine chiude per 6-3 al secondo match point. Riscatto azzurro nel secondo parziale: Tathiana va subito sul 2-0 grazie ad un break di vantaggio. Risposta cinese con il contro break ma poi è la Garbin ad allungare fino al 4-1. L'azzurra gioca a corrente alternata: sembra accusare la stanchezza, mentale più che fisica. Sulle rispettive panchine il capitano cinese continua a prendere appunti sul suo libretto mentre Barazzutti non smette di suggerire a Tathiana di pressare di più la sua avversaria. Nel settimo gioco, combattutissimo, "Tax" salva tre palle break - una con la complicità della 18enne cinese che sotterra il rovescio - non sfrutta una prima opportunità di allungare ancora, ma la seconda è quella buona: una coraggiosa demivolée regala il 5-2 all'Italia. Zhang Shuai comincia a sbagliare qualcosa in più ed arriva il 6-2 per Tathiana alla prima opportunità.Nel set decisivo la Cina vola subito sul 2-0 ma “Tax” si riprende subito ed aggancia l’avversaria sul 2-2. Poi è 3-2 Cina e 3-3. Nel settimo gioco la Garbin tiene finalmente con autorità la propria battuta e sale 4-3: la ragazzina orientale, però, non molla un punto, a dispetto di una classifica mondiale pareggia (4-4). Tathiana vuole il sostegno del pubblico e, anche se la cinese picchia duro, porta a casa un importantissimo game: 5-4 Italia. Rocambolesco, nel decimo gioco, il punto che regala i due match point al team azzurro: sul primo Zhang Shuai piazza un rovescio sulla linea, ma il secondo è quello che sigla il 64 per l’Italia. Nel programma odierno sono previsti altri due match: Mara Santangelo contro Sun Tian-Tian e il doppio Mara Santangelo/Roberta Vinci contro Peng Shuai/Sun Tian-Tian.

Bari - Tennis FED CUP - Italia - Cina -Azzurre sul 2 - 0 - Castellaneta Marina (Taranto)


ITALIA – CINA A NOVA YARDINIADOPO LA PRIMA GIORNATAAZZURRE SUL 2 – 0; VINCE ANCHE PENNETTAComincia in salita il secondo match di Fed Cup tra Italia e Cina in corso sul “rosso” del centro sportivo “Costa Verde” – Nova Yardinia, a Castellaneta Marina. Dopo il punto conquistato da Tathiana Garbin è toccato alla brindisina Flavia Pennetta (44 Wta) scendere in campo contro Peng Shuai (35 Wta). Un incubo per l’azzurra il primo set contro la 22enne cinese. Pennetta sembra mostrare anche in nazionale le difficoltà dell’ultimo periodo. In 32 minuti di gioco la brindisina appare incapace di trovare la misura dei colpi e subisce un umiliante 6 – 0 di fronte al “suo” pubblico. E’ una giocatrice più determinata quella che affronta il secondo set in cui sino al settimo gioco si procede senza break. Rompe l’equilibrio la Peng che però subito dopo restituisce il favore all’avversaria. Pennetta si porta infatti sul 4 – 5, vincendo un game a zero, e poi sul 5 pari. Riapre le porte alla speranza di salvare il match ritrovando anche una certa qualità nei colpi e nel fondamentale del servizio che le erano mancati nella prima frazione. Annulla tre matchball alla cinese e conquista il secondo set per 7 a 5 trascinata dal pubblico castellanese. Al cambio di campo Peng Shuai, arrivata solo giovedì in tarda serata in Puglia in arrivo dal circuito statunitense sul cemento, accusa un risentimento muscolare al flessore della coscia sinistra, ma è pronta al via della terza partita.La brindisina strappa in apertura il servizio all’avversaria in difficoltà per l’infortunio. Peng Shuai resta in campo finché può ma è costretta ritirarsi dopo il terzo gioco perché immobilizzata dal dolore.La Pennetta che festeggia il successo ammette “ammette di aver cominciato malissimo, ma di aver recuperato bene, giocato tutti i punti e alla fine di aver trovato anche un pizzico di fortuna. Esordire in Fed Cup nella mia terra è stato molto emozionante. Ho cercato di tirar fuori tutto ciò che avevo e di lasciare il campo. Consapevole di aver dato tutto”.Appuntamento a domani domenica 22 aprile alle ore 11.00

Bari - Tennis FED CUP - Italia - Cina - Tathiana Garbin porta l'Italia sull' 1-0 - Castellaneta Marina (Taranto)


FED CUP A NOVA YARDINIAUn pubblico generoso richiamato dalla grande kermesse internazionale di Fed cup sta affollando da questa mattina il centro sportivo “Costa Verde” –Nova Yardinia. Gli appassionati di tennis sotto un sole estivo hanno assistito al primo match tra Italia e Cina. Alla cerimonia di presentazione delle squadre, accompagnata dagli inni nazionali, hanno assistito autorità e vip, il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, le onoravoli Paola Balducci e Gabriella Carlucci. Tra gli sportivi spiccava la presenza dell’allenatore di calcio Alberto Zaccheroni. Sofferto più del previsto l’esordio della n° 1 azzurra, Tathiana Garbin (23 Wta) scesa in campo alle 13.00 contro la cinese Sun Tian-Tian (91 Wta). La mestrina è partita contratta e, forse avvertendo la tensione e la responsabilità di essere la prima singolarista, non è riuscita ad imporre al gioco il suo ritmo. Dopo essersi portata sul 3 a 1 ha subìto il ritorno in gara dell’asiatica, capace di recuperare sino al 4 a 4. Poi, però, al primo set point utile l’azzurra ha portato a casa il set (6 – 4 in 52 minuti). Va peggio nel secondo parziale, con la Garbin che sbaglia tanto e consente all’avversaria di diventare più aggressiva fino a portarsi sul 4 a 0 e poi di pareggiare per il momento il conto set (6 – 2 per la Sun Tian- Tian), lasciando ammutolito il pubblico pugliese. La Garbin reagisce subito e con il break del quarto gioco si porta sul 3 a 1, nel set successivo. La svolta del match, dal punto di vista psicologico e per il diverso grado di pressione che da quel momento in poi la Garbin, riesce a mettere all’avversaria arriva subito dopo, quando per portarsi sul 4 a 1 la mestrina annulla ben sette berak point alla cinese. Dalla panchina azzurra intanto giunge senza sosta l’incitazione ad ogni punto per “Tati” da parte di campagne e staff, consultato dal campo anche da Barazzutti, mentre il capitano cinese, resta impassibile. Dopo due ore e 38 minuti di gioco grazie ad una prova soprattutto di carattere, Garbin porta a casa il primo punto per l’Italia chiudendo con il punteggio di 6-4; 2-6; 6-3.

venerdì 20 aprile 2007

Achille Serra un ' Poliziotto senza pistola '


Nuovo appuntamento organizzato dal “Presidio del libro” presso la Chiesa Ognissanti di Valenzano, uno dei monumenti più significativi del romanico-pugliese.Quattro Comuni Triggiano, Capurso, Cellamare e Valenzano, hanno costituito il “Presidio del Libro” grazie anche alla vulcanica e tenace professoressa Rossella Santoro del Liceo Cartesio di Triggiano, sono riusciti a dare vita ad un momento culturale che ha visto il top della letteratura straniera ed italiana.Infatti l’ultimo incontro è stato con Nicholas Sparks, uno dei più famosi scrittori americani della letteratura rosa, mentre quello di giovedì 19 ha visto la partecipazione del Prefetto di Roma Achille Serra, che ha presentato il suo libro “Poliziotto senza pistola” della Bompiani.Molte le autorità presenti dai sindaci e vicesindaci dei sopraccitati comuni a quelle militari che assieme al pubblico intervenuto e a Padre Bova hanno potuto conoscere Serra non come poliziotto ma come uomo che ha indossato la divisa da poliziotto.E la domanda che nasce spontanea presentata dalla professoressa Santoro è stata : Come mai una persona d’azione che ha vissuto in prima persona, gli anni istituzionali della nostra storia i cosiddetti anni di piombo e quelli della malavita organizzata degli anni 70, ha voluto scrivere un libro?R.: Non sono uno scrittore, né un giornalista, però sono l’unico che può descrivere questi fatti perché vissuti sopra la propria pelle, che mi hanno portato a crescere professionalmente ed umanamente sotto l’aspetto personale, ma che mi hanno procurato dolori grandissimi, perché ho visto lungo questo percorso perdere molti amici.Quando mi presentati alla Casa Editrice Bompiani , presentando la mia volontà di scrivere un libro, questi furono piuttosto vaghi perché mi dissero che in giro stavano già tanti libri autobiografici e non era necessario aggiungere un altro autocelebrativo e mi congedarono dicendomi ci scriva 20 pagine. Io ne ho scritte 50 con due finalità. La prima quella di dedicarlo ai giovani che devono conoscere quegli anni che non hanno vissuto; la seconda far capire come dietro la divisa c’è sempre un uomo.Così come un fiume in piena Achille Serra, incomincia a raccontare episodi che l’hanno segnato profondamente iniziando proprio quando dopo la laurea vinse il concorso per entrare in Polizia scegliendo come destinazione Milano. Città che tutti rifuggivano, perché sono gli anni bui quelli legati agli attentati della brigate rosse, dei sequestri di persona (chi di noi non ricorda la strage di Piazza Fontana o il nome di Vallanzasca). Come primo impiego ebbe la fortuna di andare alla volante, un lavoro che lo entusiasmava, dove ebbe la fortuna di conoscere un “Uomo straordinario” Luigi Calabrese. Un uomo che è stato ucciso due volte. La prima giorno dopo giorno nei salotti dei ben pensanti, dalla stampa e da un governo assente e poi per un ultimo da un colpo di pistola. Un uomo che ha segnato il suo cammino e che ha formato il suo “essere poliziotto senza pistola” .Ricorda Serra : “ E’ capitato un giorno , quando ancora agli inizi della mia carriera, il movimento studentesco di Milano, come al solito era in rivolta. Lanciava sassi e molotov contro la polizia ed ha visto scendere Calabrese dall’autovettura di ordinanza, andare verso i suoi uomini per fermarli da ogni azione e poi dirigersi verso gli studenti per parlare con loro, evitando così un massacro. Ho capito allora che l’arma che ognuno di noi deve avere è quella del dialogo. Da qui il titolo del mio libro”. Achille Serra racconta quei momenti con commozione e spiega come in quei frangenti, quando vedeva quei studenti con un ideale frantumato e distorto che andavano bendati e armati verso i poliziotti con l’intenzione di colpirli si domandava “possibile che quei studenti non capivano che noi eravamo anche loro. Noi poliziotti eravamo per lo più giovani e per la maggior parte proveniente dal Sud. Agenti di polizia che guadagnavano la misera cifra di 119.000 lira al mese e loro ci odiavano. Possibile che non capivano che prendendo a calci noi non prendevano a calci lo Stato ma l’uomo?”.Dai calci degli anni 70 e passato a raccontare a quelli più recenti, quelli che non avvengano più in piazza ma negli stadi e ha dichiarato: ”Se continuerò a fare il Prefetto a Roma vieterò l’ingresso dei poliziotti negli stadi, perché la Polizia deve stare fuori da quella struttura, mentre all’interno devono esserci stewart, come esistono in Inghilterra, provvisti di poteri”.Achille Serra un uomo disponibile al dialogo, che non è un suo punto di debolezza anzi è il suo punto di forza, dove il dialogo non è rimanere sulle proprie posizioni ma capire anche le ragioni dell’altro. Achille Serra grazie ai suoi successi, non per ultimo quello del Social Forum di Firenze, ha ottenuto riconoscimenti che hanno superato i confini nazionali.
Anna DeMarzo

Fiorisce la cultura con la "Primavera a Mola" di Bari


Che la primavera è segno di rinascita, dove si rinnova il cambiamento della natura con una multivarietà di colori e di profumi, la si avverte anche al Comune di Mola di Bari, che dal 20 aprile al 17 giugno da il via alla “Primavera a Mola” , una manifestazione di vitalità con oltre 50 eventi culturali da godere tutti in questa stagione ascoltando musica jazz, classica , seguendo concerti o spettacoli teatrali.Manifestazione di Vitalità perché la cultura è vita ed è con questa sentimento che oggi in Sala stampa della Provincia di Bari si è presentato il programma di “Primavera a Mola” con l’intervento di Vittorino Curci, assessore alla Cultura della Provincia di Bari , apparso “soddisfatto e sorpreso per l’abbondanza del programma , ma nel contempo compiaciuto nel vedere che a Mola si sta svolgendo un’attività intelligente col grande proposito di comunicare attraverso la cultura. Un ulteriore elemento che va sottolineato a favore del comune di Mola è vedere come nel contempo è stato recuperato il Palazzo Roberti per alleviare il problema della strutture e degli spazi”.Andrea Gargiulo, assessore alla Cultura del Comune di Mola, ha voluto sottolineare “il lavoro di sinergia tra le varie associazioni , che hanno realizzato un cartellone unico evitando sovrapposizioni, consentendo in questo modo ad un miglior impiego di contributi comunali e privati che sono stati veicolati per presentare un programma di spessore”.Programma a cui partecipano diversi soggetti: - dall’Associazione molese Agimus, che anche quest’anno presenterà concerti di gran pregio; - al Centro Diaghilev , il cui ciclo “Racconti” prevede ben 14 spettacoli teatrali di narrazione, con Paolo Panaro che presenterà 7 spettacoli e 7 titoli affidandosi al gusto della parola, “una battaglia già vinta nel proporre dei testi che si avvicinano alla poesia”, spettacoli che si potranno vedere nel “Salone degli Specchi” di Palazzo Roberti , come ha detto Guido Magliaro, direttore artistico del Centro Diaghilev;- all’Associazione Culturale Musicando “partito in sordina l’anno scorso – come ha sottolineato Vito Quaranta, direttore artistico – presentando allievi del secondo anno del conservatorio, mentre per questa edizione oltre al connubio tra musicisti locali e quelli più noti anche un concerto “Embryo” di Kerlox Dub Band, gruppo storico dell’avanguardia europea; - il Comitato per la diffusione della Cultura Musicale, attraverso Nilla Pappadopoli, propone spettacoli tangheri, dove alla base c’è uno studio delle nuove forme di tango che vanno da Piazzola ad alcuni musicisti tarantini, abbinati a ballerini di tango; - all’Associazione Culturale “Cappella Palatina” che proporrà un evento multidisciplinare a carattere internazionale attraverso un corso di perfezionamento in esecuzione pianistica, tenuto dalla professoressa Elvira Sarno, una serie di 4 concerti, una mostra pittorica dell’artista Giuseppe Auciello e uno spettacolo teatrale.Non c’è che dire se si vuole passare una piacevole primavera occorrerà fare un salto a Mola di Bari e muoversi tra il Teatro Van Westerhout, il Palazzo Roberti, il Teatro Angioino e la Masseria Serra dell’Isola ed avere solo l’imbarazzo della scelta di cosa vedere o ascoltare.Anna DeMarzo
Anna DeMarzo

"Afrodite in tavola" una serata al Teatro Abeliano per l'esaltazione dei sensi


Seconda serata al Teatro Abeliano di Bari di “Una boccata d’arte” dove piacevolmente si amalgamano il gusto della poesia e quella del palato.Il tema della serata è stato “Afrodite in tavola”.Afrodite dea della bellezza, dell’amore e della lussuria come ha spiegato Mino Decataldo, chiarendo come il culto abbia preso piede prima in Sicilia per poi diffondersi in tutta Italia col nome di Venere, dove veniva chiamata Venere Ericina (dell’erica) dal Monte Erice.In suo onore in Grecia veniva festeggiata la festa detta “Afrodisiaca” che inneggiava ai rapporti sessuali.Al suo nome venivano associato il delfini, le colombe, i cigni la schiuma di mare, i melograni, il mirto, i limoni, le rose e la mele. Afrodite veniva associata anche con molti epiteti da Etera (compagna), Porne (Meretrice), Calliglutea (dal bel sedere), Callipigia (dalle belle natiche), Morfo (armoniosa), Androphonos (sterminatrice di uomini).Dopo questa spiegazione lo chef Peppino Belardi ha presentato un piatto che secondo la tradizione favorisce lo stimolo sessuale : Ostriche con salsa al frutto della passione.Lo stimolo intellettuale invece ci è stato offerto da Vito Signorile e Rachele Viaggiano che hanno letto brani inerenti sempre l’argomento “Amore” cha spaziavano da Dante Alighieri a Pablo Neruda. L’amore visto da tutte le sue sfaccettature, dall’intenso sentimento di affetto a quello della forte attrazione sessuale.Si è passato così al secondo piatto della serata un risotto al frutto della passione e mele, molto gradito dal pubblico che ha chiesto il bis (giustamente stavamo in teatro).Se in Spagna il flamenco fa da padrona, in Argentina è il tango in Puglia non può essere che la “Pizzica”, entrando in scena la brava Betty Lusito che ci ha deliziato con i movimenti sensuali di questa danza salentina.Si è passato al dolce : Mousse con melanzana e ricotta con salsa al cioccolato caldo.Ha concluso la serata Nicola Sbisà, giornalista ma soprattutto esperto gastronomico, dove ha spiegato che nell’antichità si è sempre ritenuto che alcuni cibi predisponevano agli incontri amorosi ma oggi scientificamente è stato comprovato che non esistono alimenti afrodisiaci, il tutto parte dal nostro cervello a volerli credere. Forse perché quando una coppia si incontra per andare a mangiare tende a cercare cose raffinate un po’ fuori dall’ordinario con lo scopo di colpire la controparte. Senza sapere che un decotto di sedano ha lo stesso potenziale di una pietanza con tartufo.Dopo questa serata dove c’è stata esaltazione dei sensi non c’è che da aspettare il prossimo giovedì per poter gustare “Lo sposo di pasta di mandorle”.Per informazioni rivolgersi al botteghino del Teatro Abeliano di Bari tel. 080 54 27 678
Anna DeMarzo

Milva canta Brecht


Dal 18 al 23 Aprile al Teatro Piccinni, ESCLUSIVA REGIONALE Piccolo Teatro di Milano BRECHT/STREHLER Milva canta Brecht.Testi di Bertold Brecht, musiche di Bertold Brecht , Hanns Eisler, Kurt Weill.Spettatori di ogni età, a Bari, al Teatro Piccinni, ultimo e impeccabile gioiello dell’acustica ancora in possesso della nostra città, per ascoltare la splendida e possente voce di Milva. Ha caratterizzato l’inizio della serata “mezz’ora di panico” tra i presenti, caratterizzato da un guasto tecnico alle luci che ha rinviato l’inizio dello spettacolo causando nervosismo nel pubblico e negli artisti. Fortunatamente tutto si è risolto per il meglio e lo show ha avuto regolarmente inizio. Vicky Schaetzinger al pianoforte, Bruno Poletto alla fisarmonica, Federico Ulivi alla chitarra e benjo, Marco Albonetti al sax soprano e sax baritono, hanno accompagnato, sotto la regia di Cristina Pezzoli “la pantera di Goro” in uno dei suoi ultimi esperimenti canori. Dopo le esperienze televisive, teatrali, le innumerevoli partecipazioni al Festival di San Remo eccola rinnovarsi in quest’ultima versione delle più commoventi pagine di Bertold Brecht.Questo tipo di spettacolo, già affrontato più volte, non è un’esperienza completamente nuova per Milva. L’Artista considerata ormai un mito della canzone italiana , lungamente applaudita, ha interpretato mettendoci tutta se stessa, in una performance del tutto originale, uno spettacolo commovente, un omaggio ad uno dei grandi drammaturghi del Novecento, a 50 anni dalla sua morte, diretto magistralmente da Cristina Pezzoli nel sensibile ricordo di Giorgio Strehler: è uno spettacolo del piccolo di Milano in cui sono stati inseriti aneddoti del presente come ad esempio l’1 settembre 2006 a Beslan, accostati con l’utilizzo di immagini nella scenografia all’opera di Brecht, magicamente raccontati dalla ineguagliabile voce della “rossa” della canzone italiana, come solo lei sa fare, incantando il pubblico dei presenti. Un abito rinnovato per l’opera di un autore intramontabile. Milva, così “ha ricordato” al Teatro Piccinni di Bari cinquant’anni trascorsi dalla morte di Bertold Brecht e cinquant’anni dalla prima rappresentazione dell’opera da tre soldi al Piccolo di Milano andata in scena con la firma di Giorgio Strehler. Il programma allestito oltre a ripercorrere alcuni dei momenti più luminosi e significativi dell’ opera di Brecht, intende ricordare l’incontro di Milva con Strehler e le sue prime esperienze teatrali con questo grande regista. Si sono riascoltati brani famosi che il pubblico ogni tanto canticchiava. Al termine dell’esibizione questa grande interprete della canzone italiana, dalle grandi doti comunicative ha “incontrato” il pubblico in un “dialogo” del tutto inconsueto, raccontando gli obiettivi e la genesi dello spettacolo. Ha ricordato con i presenti il compianto e non ancora ricostruito Teatro Petruzzelli, dove nel lontano 1974 al fianco del conterraneo Domenico Modugno aveva interpretato L’opera da tre soldi. E’ stato uno spettacolo “raccontato”, nel corso del quale c’è stata anche la possibilità di apprezzare Milva non solo per le canzoni e per la sua impareggiabile abilità canora ma anche per le numerose doti artistiche che la contraddistinguono e per la sua ineguagliabile vitalità che la annovera fra quelle donne di spettacolo senza età. Motivo ulteriore per porsi di fronte alla sua arte apprezzandone le ragioni che continuamente la spingono a rinnovarsi come donna e come artista. E con le parole della Moldava una delle più famose canzoni di Brecht, considerato l’inno contro i potenti: “A questo mondo niente rimane uguale, la notte più lunga eterna non è…..” ha congedato il pubblico.
Maria Caravella

giovedì 19 aprile 2007

“La voix humaine” di Francis Poulenc e “Gianni Schicchi” di Giacomo Puccini.


Il 13, 15 e 17 aprile, per la Nuova Produzione della Fondazione Lirico Sinfonica Petruzzelli, sono andate in scena al teatro Piccinni di Bari le opere “La voix humaine” di Francis Poulenc e “Gianni Schicchi” di Giacomo Puccini. Con l’orchestra sinfonica della provincia di Bari diretta da Antonino Fogliani.Una serata fortemente disgiunta in due parti, con un’apertura molto interessante: “La Voix Humaine”, tragedia lirica in un atto di F. Poulenc, dalla tragedia omonima di Jean Cocteau, interpretata da Blancas Angeles Gulin.“La trasposizione musicale di un testo poetico dev’essere un atto d’amore e mai un matrimonio della ragione”, questo sosteneva Poulenc. Francis Poulenc (Parigi 7 gennaio 1899 - 30 gennaio 1963), compositore e musicista francese, fu precocemente affascinato dalla musica grazie alla madre musicista che l’avviò allo studio del pianoforte. L’amore per la sua città, Parigi, lo porta a rappresentare in musica sia la classe che la verve di questa capitale. La musica di Poulenc è “antiromantica” ed “anti-impressionista”, realizza un’altra versione dell’arte musicale, fa riferimento ad uno stile più popolare e vivace del music-hall e del cabaret, come anche all'estetica di Satie e di Cocteau.Ispirato dalla poesia, decide di scrivere musica anche per alcuni poemi. L’arte di Poulanc è impregnata di brio ed invenzione, ma ha anche un lato amaro, in cui si esprime un penetrante senso tragico. Numerose e varie le sue opere, tra cui La Voix Humaine, un atto unico di J. Cocteau in cui si racconta di un lungo e tragico addio per telefono, tra una donna ed il suo amante che l’ha lasciata per un’altra donna. La protagonista, qui interpretata splendidamente da Blancas Angeles Gulin, è a casa sola dopo un tentativo di suicidio, si lacera nella sua disperazione, attendendo una telefonata promessa da lui. La telefonata arriva, viene interrotta più volte per problemi di linea, ed è una sorta di smembramento angoscioso di una donna debole, completamente dilaniata dal dolore, che prima mente fingendo leggerezza, poi nello sconforto più totale, implora il suo amante perché “senza di lui la vita è inutile”. Durante la lunga e angosciante telefonata la donna continua a crogiolarsi liricamente nel suo tormento psicologico, forse troppo enfatico per i nostri giorni, ma appunto per questo interessante, dato l’aspetto storico e artistico. Il debutto assoluto de “La Voix Humaine”, tragedia lirica in un atto per soprano e piccola orchestra, su libretto di Jean Cocteau, risale al 6 febbraio 1959, presso il Teatro dell’Opéra-Comique di Parigi con la regia dello stesso Cocteau. Nell’allestimento della Fondazione Petruzzelli, si è dato giustamente ampio spazio e attenzione alla meritevole protagonista, la sua bravura ha soppesato sulla prevedibile costruzione scenica e scenografica. Tutt’altro genere di componimento ha appassionato il numeroso pubblico di melomani del Piccinni, nella seconda parte della serata. Infatti dopo un lungo intervallo distensivo è andata in scena “Gianni Schicchi”, divertente opera in un atto di Giacomo Puccini (libretto di Giovacchino Forzano).Gianni Schicchi è un personaggio storico del Duecento, che troviamo tra i personaggi dell’Inferno dantesco (Canto XXX). Fu condannato nella bolgia dei falsari per la falsificazione di persona, imbrogliando certa gente in quanto prese il posto di Buoso Donati il Vecchio. La faccenda anche se con alcune differenze è stata ripresa da Giacomo Puccini (Lucca, 22 dicembre 1858 – Bruxelles, 29 novembre 1924) e si narra la vicenda del ricchissimo Buoso Donati, morto lasciando tutto in eredità ai frati. La delusione dei parenti che desideravano la propria parte di eredità, li porta ad affidarsi al furbo Gianni Schicchi, che con uno stratagemma s’intrufola nel letto del Buoso e fingendosi lui, detta al notaio le proprie volontà testamentarie, accontentando dapprima tutti i congiunti del defunto e poi anche se stesso con un’amara sorpresa agli avidi parenti. L’opera fu rappresentata per la prima volta nel 1918 al Metropolitan Opera House di New York, la prima italiana invece risale al 1919, presso il Teatro Costanzi di Roma. Nella messinscena della Fondazione Petruzzelli, l’aspetto burlesco risalta in maniera giustamente eccezionale, di grande talento l’intero cast, che ha generosamente elargito esperienza e note divine al pubblico rapito ed estremamente divertito. Di grande emozione la musica di Puccini ha trovato nel giovanissimo maestro Fogliani un attento esecutore-direttore. Curato l’allestimento scenico ad opera di Walter Pagliaro, anche se con ovvie parti teatrali e scenografiche, si è avvalso di grandi interpreti, molto impegnati anche dal punto stilistico e recitativo. Straordinario perfino il ruolo del defunto Buoso, interpretato da uno snodabilissimo Renato Curci, …certo non canta, ma si fa notare ugualmente!
Deborah Brivitello

lunedì 16 aprile 2007

Un’esplosione di emozioni con Tony Clifton Circus in ‘Hula Doll’

Bari – Teatro Kismet OperaTony Clifton Circus con ‘Hula Doll’: un’esplosione di emozioni ,ieri, sul palco del teatro Kismet di Bari.Un palcoscenico spoglio con al centro un solo baule ma, stracolmo di strani oggetti, fungeva da supporto fondamentale ai due protagonisti che si muovevano freneticamente sulla scena, da ‘sfondo’ laterale poi, un terzo elemento che con suoni e performance musicali ha accompagnato l’intero spettacolo. E così Nicola Danesi e Iacopo Fulgi hanno regalato un’ ora intensa e davvero densa di momenti adrenalinici al pubblico sempre intimo e caloroso del Kismet. Loro, che si mostrano come clown-artisti per poi ‘trasformarsi’ in attori del teatro d’avanguardia, sono davvero diversi.Nicola cerca in tutti i modi di essere razionale, si mostra come il presentatore-narratore di questo assurdo gioco. La sua voce calda e rassicurante cerca di rilassare il pubblico prima che qualcosa di strano, e assolutamente inaspettato accada. Al suo fianco la figura opposta di Iacopo, un nevrotico colto da raptus veri e propri e che, al contrario di Nicola, si esprime in maniera corporale con scatti frenetici: ballando, correndo, sudando e perché no, sembra anche pronto a vomitare. Tutto va storto, la realtà è completamente capovolta o forse è solo un modo ironico e finalmente diverso di mostrarla. E così le Barbie diventano dei kamikaze con tanto di cintura esplosiva, i palloncini vengono utilizzati per illustrare una particolare lezione di educazione sessuale e i meloni riempiti di petardi vengono fatti esplodere. Un estremismo comico nel quale si amalgama un’elementare demenzialità, a volte anche un po’ snervante, con una poetica incredibile data anche dalla lettura impegnata di una poesia di Bukowski. Il loro intento è quello di essere riconosciuti, credono però che il modo migliore per farlo sia non essere accomodanti ma, anzi, portando all’estremo ogni gesto così da imbarazzare totalmente il pubblico. Il continuo interagire con gli spettatori permette di vivere un’ora densa e di suspance continua che giunge all’apice sul finale. E lo sa bene chi ha assistito ad un loro spettacolo!Colori, suoni, gesti inconsueti per questo circo irrazionale e surrealista, il tutto contornato dalla bravura e dalla versatilità degli attori-non attori. Il Tony Clifton Circus, fondato nel 2001 da Nicola Danesi de Luca e Iacopo Fulgi, nasce grazie all’incontro con Anthony Jerome Clifton, artista italo americano, e alla passione nei confronti dell’artista Leo Bassi, entrambi citati e ringraziati ieri alla fine dello spettacolo. Grazie alla loro esperienza e originalità si è potuto dar vita al circo che abbiamo ‘vissuto’ per un breve istante al Kismet e che continua a muoversi nei piccoli teatri riuscendo a far ridere, commuovere e pensare il pubblico purtroppo ancora di nicchia.
Luana Martino

Due sfilate per Barletta Moda


Si è conclusa ieri 15 aprile la sesta edizione di Barletta Moda – Collezione Estate 2007 -, dove in programma ha visto l’esibizione di due serate.La prima si è svolta sabato 14 aprile con la presentazione dei prodotti delle aziende produttrici del territorio pugliese, la seconda domenica 15 una serata più glamour dove hanno potuto esprimersi le migliori aziende commerciali della sesta provincia pugliese (BAT) Barletta, Andria e Trani.Scenografia spoglia, ma non occorreva improntarla, perché da sfondo ad effigiarla è bastata la cornice del Castello Svevo della città della disfida , con il tappeto verde dei suoi giardini.Due serate presentate da Jo Squillo, che sembra aver lasciato il ruolo di cantante per dedicarsi a quello di esperta di moda o meglio seguire tutto quello che fa tendenza.Numerosi gli ospiti da Simona Ventura che è stata testimonial della linea Bozart Rams a Francesca Rettondini che ha sfilato per Rosa Torchietti, ad Alfredo Lo Bianco (per chi non avesse idea chi fosse ricordiamo che è stato uno dei tanti che hanno partecipato al Grande Fratello) salito in passerella per vestire abiti di X Out.Ad intrattenere i numerosi invitati (posti a sedere circa 1500 rigorosamente con invito) ma anche i molti assiepati intorno alla piazza, sono intervenuti nella prima serata :Beppe Braida, che rivedremo presto in TV con la trasmissione Colorado e il duo Pquadro, che ha partecipato quest’anno al Festival di Sanremo categoria giovani.La seconda serata ha visto la presenza del nostro conterraneo Uccio De Santis che ha divertito il pubblico con pezzi e barzellette (anche se già note) dei suoi precedenti spettacoli e la presenza di una delle più belle ed interessanti voci soul italiane, quella di Jenny B.Ha sfilato anche il più bello d’Italia, il pugliese Carlo Martelli, da poco rientrato dalla Cina dopo aver partecipato alla kermesse internazionale di bellezza maschile Mister Word 2007, incontro dove non veniva premiato solo il più bello esteticamente ma l’uomo completo in ogni suo essere e non come credeva la presentatrice che continuava a chiedergli “facci vedere i tuoi muscoli”. Divertente è stata assistere alla sfilata della ditta Campanella Bimbi, dove si sono esibiti bambini dai tre anni in su che ballavano a suon di musica, twist e rock and roll e, originale è stata la presentazione per gli abiti da sposa di Mithos, dove sono state preparate scenette che facevano vedere come la madre dello sposo, con amorevole attenzione infilava la giacca al futuro sposo e dopo una carezza e un bacio e l’esclamazione “Come sei bello figlio mio ” si incamminano a braccetto andando incontro alla sposa. L’edizione in corso ha visto tante novità per quanto riguarda la comunicazione e la divulgazione dell’evento. Infatti è stato ripreso dalle telecamere di TV Moda e Rete Quattro per la serata di sabato, da Telenorba per quella di domenica. Secondo il Sindaco Maffei “ L'edizione corrente di Barletta Moda, facendo leva sull'esperienza acquisita negli anni precedenti, promette di offrire adeguato risalto alla città e a questa sua straordinaria vetrina, autentica espressione di talento e intraprendenza ”.
Anna DeMarzo

In balia del vento Licia Maglietta in “Una volta in Europa”

Al Teatro Kursaal di Bari la prima regionale, Teatri Uniti“Una volta in Europa” dall’omonimo racconto di John Berger, traduzione di Maria Nadotti, scene e regia di Licia Maglietta.Un rudimentale deltaplano, una donna appesa a due corde, sembra quasi un burattino in balia del vento, apparentemente esile e fragile, si rivelerà dal racconto invece una donna forte e temprata dagli eventi. Una scenografia fatta solo di colori e di quadri informali, l’alternarsi delle luci sottolineano l’alternarsi dello stato d’animo della protagonista, che racconta in prima persona la propria storia includendo in essa la partecipazione corale di un villaggio, di una città, di una nazione, di un continente, con le sue trasformazioni storiche, economiche e sociali. Un’Europa che non è più la stessa, che l’industrializzazione ha trasformato non solo nell’economia ma soprattutto nell’anima, mutandone costumi, abitudini, modi di pensare e soprattutto di vivere. Il testo narrato con intensa emozione, da cui l’attrice-regista ha tratto questa significativa performance teatrale è tratto da un romanzo di John Berger, rappresenta un pezzo della nostra storia, i sogni, le aspirazioni, le vite spezzate dei protagonisti, fagocitati da un nuovo sistema sociale in cui ci si deve a tutti i costi integrare se non si vuol esserne schiacciati. Con quest’ultimo spettacolo Licia Maglietta, attrice di straordinaria vocazione teatrale, nota al grande pubblico anche per le interpretazioni cinematografiche di “Pane e tulipani”, ha inteso con questo monologo in un atto unico, portare sulla scena le emozioni dagli uomini e delle donne della vecchia Europa.Attraverso una scrittura limpida e altissima ha inteso rivelare come lo sviluppo industriale, le migrazioni forzate, l’inurbamento massiccio, la perdita di radici linguistiche e geografiche, la scomparsa graduale del lavoro artigianale, abbiano inciso su contadini, braccianti, pastori costringendoli spesso all’amnesia della propria memoria collettiva oppure ad una dura umana resistenza mai però superiore alle proprie forze.
Maria Caravella

sabato 14 aprile 2007

' La Turandot ' di Pino Di Budio


E’ stato presentato ieri al teatro Abeliano di Bari lo spettacolo “Turandot” in scena anche oggi e domani 15 aprile.La rappresentazione portata in scena dal teatro Potlach di Rieti, fondata da Pino Di Budio, regista della spettacolo, è stato uno scambio, (Potlach vuol dire per l’appunto scambio, nella lingua delle tribù nordamericane) ma anche una combinazione di informazioni della fiaba di Turandot, che nulla a che vedere con quella più nota di Giacomo Puccini.La Turandot di Pino Di Budio è liberamente tratta dalla novella di Carlo Gozzi, che a sua volta forse si è ispirato ad una novella di fiaba persiana “Saggezza sotto le 99 teste tagliate”, uno degli episodi della raccolta delle “Mille e una notte”, apportandone delle modifiche sostanziali, sia nel finale che nell’eliminazione di alcuni personaggi.Di Budio, presenta uno dei personaggi della commedia dell’arte italiana Tartaglia, (rimuovendo Truffaldino e Pantalone), a servizio dell’imperatore cinese, che spiega allo spettatore la storia di Turandot, principessa e figlia dell’imperatore della Cina, che per “decreto fatale chi indovina i suoi tre indovinelli l’avrà per moglie e chi non li indovinerà morte troverà”.Come si può ben immagine tante sono le teste cadute sotto la mano del boia.La scenografia è provvista di un ponte di legno che per l’occasione ora può sembrare un ponte di un giardino cinese e ora un ponte della laguna veneta e su questa impalcatura si muovono i personaggi, vestiti con abiti e maschere del’700 veneziano.Lo spettacolo si impernia sul personaggio di Calaf, principe turco che si innamora di Turandot e vuole sfidare gli indovinelli e da una miriadi di personaggi che tendono a persuaderlo e a lasciare la Cina, per avere salva la vita.Caratteristica dello spettacolo è che in alcune parti è recitato in veneziano ed accanto alla parte recitativa, fanno sfoggio gli attori che cantano dal vivo romanze del canto italiano al suono di una spinetta.Il finale presentato dal Teatro Potlach, vede un Calaf che dopo aver indovinato i tre enigmi, ha trovato la sua felicità raggiungendo la sua missione quello di tramutare l’odio che Turandot ha nel cuore in amore.Terminato il suo compito, che era spinto dall’amore dell’avventura, Calaf si ritrova vecchio. Il suo destino sembra aver fatto il suo corso, tutto questo pare un sogno, ma sa bene il principe “che chi naviga in acque tranquille non scoprirà mai il segreto delle tempeste” e lui si sente appagato nel aver affrontato questo viaggio.Ora toccherà senz’altro a qualcun altro.
Anna DeMarzo

Masaniello. Della libertà e dell’audacia: la sofferenza degli eroi.


Bari - Masaniello. Della libertà e dell’audacia: la sofferenza degli eroi.
In scena ieri 12 aprile al Teatro Royal di Bari lo spettacolo “Masaniello, l’uomo, l’eroe, il mito”, di e con Manuele Morgese, e con Pietro Becattini, Giorgia Auteri, Rossella Teramano. Regia di Brando Minnelli. Luci esplosive, musiche intersecanti ed una straordinaria prova recitativa confluiscono nello spettacolo “Masaniello”, una produzione Teatrozeta di l’Aquila, in giro per l’Italia da circa tre anni.Raccontare teatralmente la storia di un eroe del popolo, potrebbe risultare quasi da “ruffiani” , raccontarlo poi da un napoletano verace è quasi patetico! Ma siamo in teatro, questo il bel Morgese lo sa bene, ed i vigorosi meccanismi della scrittura scenica possono anche scampare ad una forma di decorazione puramente pomposa e vanagloriosa, per liberarsi all’interno di modalità artistiche assolutamente confacenti al progetto storico preso in considerazione. Il simbolismo più volte evidenziato è funzionalmente vicino ad una forma mentale che ci riporta alcuni secoli indietro, per poi repentinamente riavvicinarci all’attualità, continuamente, in maniera altalenante e biunivoca. Tommaso Aniello, detto Masaniello (Napoli, 29 giugno 1620 - 16 luglio 1647), è entrato nella storia come rivoluzionario napoletano. Nato e cresciuto umilmente, sposato con Bernardina Pisa, si ritrova a combattere una sorta di rivoluzione caoticamente emblematica. All’inizio di giugno del 1647, Masaniello essendo un personaggio carismatico, idoneo al comando, fu contattato, forse in segreto, da Don Giulio Genoino, il vero cervello della rivoluzione. Ma la mente di Masaniello, umile e rude non riesce a sostenere una simile responsabilità, frantumando i già labili equilibri. S’insinua il dubbio sulla sua follia, ma in realtà è difficile adattarsi ad un potere fulmineo: parlare ai nobili, accomodarsi allo loro tavola, indossare indumenti da patrizi, già…. magari con un ricco cappello di piume! Tutto questo stordisce Masaniello, amato dal popolo, che vede in lui il riscatto di secoli di oppressioni, poi odiato a causa della sua avventata instabilità. I moti insurrezionali iniziarono Domenica 7 Luglio 1647 quando Masaniello si ribellò alle sempre più pressanti gabelle sulla frutta. Nei giorni successivi il Vicere' si vide costretto a dare alcune concessioni al popolo. Il potere di Masaniello diventa tale che il Cardinal Filomarino ed il Vicere' Rodrigo ponz De Leòn duca D'Arcos accatano le sue condizioni: abolizione delle gabelle ed il riutilizzo dei privilegi concessi da Carlo V (Colaquinto). A questo punto il potere di Masaniello è inutile, ma lui non ne vuole sapere. Per fermarlo bisogna ucciderlo. Ma quando il popolo,….. proprio il suo popolo inizia ad odiarlo….allora il gioco è fatto! La triste fine si ha il 16 Luglio, proprio il giorno della Festa del Carmine. Un Masaniello decontestualizzato ed ibrido viene portato splendidamente in scena da Manuele Morgese. Direttore artistico del Teatro Zeta di l’Aquila, attore e autore, Morgese si rivela ad un giovanissimo pubblico barese, durante una matineè per le scuole, razionalizzando la pluralità linguistica teatrale e riportandola in una dimensione senza tempo e spazio. La scena della rivoluzione risulta avvincente ed assordante! Confonde, ottunde i sensi ed inebria. Si spera duri più a lungo, sempre di più! Un bravissimo Pietro Becattini coinvolge il pubblico con i suoi innumerevoli cambi di ruoli, agili e incredibili, diventa un femminiello divertente e goffo, per poi scuotere gli animi nel ruolo del diabolico viceré, inglobato in un rosso scenico infernale. Giustamente verace, la giovanissima napoletana Giorgia Auteri nel ruolo di Bernardina. Eccentrica e brava Rossella Teramano nel ruolo del banditore e di una popolana. Un coerente gioco di luci ed audio curato da Andrea e Michele hanno piacevolmente inglobato il tutto.Numerose ed acute le domande e le curiosità rivolte alla compagnia, da parte di alunni ed insegnanti di alcune scuole medie inferiori e superiori, che hanno assistito allo spettacolo, si è improvvisato un vero e proprio dibattito genuino, sul tema del teatro e sulle sue “dure leggi”, oltre che sul personaggio storico rappresentato! Alla matineè sarebbe dovuta seguire una normale rappresentazione serale alle ore 21.00, ma a causa di problemi organizzativi del teatro, lo spettacolo è stato disdetto! I motivi non sono dipesi dalla volontà della compagnia Teatrozeta, che porta avanti da alcuni anni un discorso divulgativo di cultura e di loisir, assorbito dal circuito Teatri Possibili (www.teatripossibili.it). Sinonimo di qualità, il circuito riesce a riempire quasi sistematicamente i teatri del centro-nord Italia. E’ stato un privilegio ospitarli nel nostro caldo sud, nella nostra città, peccato che usufruire di un evento di questa portata (significativo per l’importanza sensibilmente qualitativa e non per l’alienata pseudoteatralità inflazionante), diventa complicato qui da noi. Per cui dispiaciuti, gli amici venuti dai monti suggestivi di l’Aquila, hanno proseguito la loro tourneè in altre città come Rieti, Pescara, Vasto, oltre che l’Aquila, dove hanno già ampiamente successo di pubblico e critica! Cittadine queste sicuramente con un numero di ipermercati, di servizi commerciali e consumistici inferiore a quello di Bari, ma a quanto pare con un’interessante metodologia nell’usufruire dell’evento culturale, forse ancora molto distante dalla nostra!
Deborah Brivitello

giovedì 12 aprile 2007

Lindsay Kemp - L'Uccello di Fuoco in scena


E’andato in scena dal 10 all’11 aprile al Teatro Traetta di Bitonto lo spettacolo del Balletto del Sud che ha presentato “L’Uccello di Fuoco” con coreografie del salentino Fredy Franzutti su musiche del maestro russo Igor Stravinskij.Il primo tempo ha disorientato un po’ lo spettatore perché la compagnia ha presentato una rappresentazione che esulava dal contesto del programma, infatti ha offerto momenti di danza classica e moderna, con rappresentazione di tecniche di pantomima, per omaggiare il coreografo Michel Fokine. Così nell’arco di mezz’ora si è potuto apprezzare il classico balletto con passi a due, o uno dei primi balletti creati dal coreografo russo “Petrouchka” storia di una marionetta, non tanto distante da quella di Pinocchio, con movenze che rivelano la sua natura di burattino, danzate su l’inusuale musica di Giuseppe Verdi “Va pensiero”, al più classico dei balletti “La morte del cigno”.Il secondo tempo ha previsto la rappresentazione del “L’Uccello di Fuoco”, dove il coreografo Franzutti ha immaginato il giovane principe Ivan Tsarevich, interpretato dallo scattante e muscoloso Luca Condello ,ispirandosi al personaggio di Conan il Barbaro, con tanto di elmo con grosse corna.L’Uccello di Fuoco è stato interpretato dalla leggiadria di Daniela Marrone, mentre la principessa da Tsarevna dalla ballerina Iscra Stoyanova.Un cammeo l’interpretazione di Lindsay Kemp che impersonava il perfido mago Katschei, con tanto di unghie lunghe, lingua e occhi rossi e privo di capelli tanto da assomigliare all’agghiacciante vampiro Nosferatu.L’Uccello di Fuoco è una fiaba della tradizione russa che il maestro Igor Stravinskij compose nel 1910 e gli diede una immediata notorietà, reinventando il genere del balletto.Tratta l’avventura del principe Ivan che grazie all’aiuto del magico uccello dalle piume di fuoco, riesce a liberare le 12 principesse prigioniere dell’immortale mago Katshei dalle dite verdi, rompendo lo scrigno-uovo provocando la morte del mago e la fine dell’incantesimo.Il principe così sposò la sua principessa.Da menzionare anche tutti componenti del corpo di ballo da: le principesse: Anna Gaiano, Alessandra Minichini, Juliana Sanvicente, Annalisa Tinessa, Johanna WaldorfI seguaci di Katscheij: Daniele Chiodo, Ignazio Ferracane, Luca Lago, German Marina, Giuseppe RoffoLe streghe: Dalila Tondo, Denis Madaro, Silvia Catalano.Le scene di Francesco Palma, i costumi di Maria Sonia del Pontes, le luci a cura di Sabina Fracassi, Piero Calò
Anna DeMarzo

venerdì 6 aprile 2007

Bari: Toccata e fuga di Nek alla Feltrinelli


Dalle 14,30 di ieri pomeriggio le numerose fan del cantautore di Sassuolo Filippo Neviani, in arte Nek, hanno preso posto alla libreria Feltrinelli di Bari, per poter vedere da vicino il loro idolo.Un attesa di circa 4 ore perché l’incontro con il cantautore era previstoalle 18.30 ma questo non le ha fatto demordere, anzi hanno fatto passare il tempo cantando le canzone di Nek, intonando anche brani su richiesta da parte del pubblico presente.Per l’occasione la Feltrinelli non ha predisposto sedie per far sederealmeno una parte degli intervenuti, così i giovani sono rimasti seduti per tutto il tempo per terra, per non perdere il loro posto di privilegio.Nek si è presentato puntuale alle 18.30 circondato da bodyguard che non passavano inosservati e accompagnato da Mauro Dal Sogno dj di Radionorba si è concesso al suo pubblico per solo un quarto d’ora, rispondendo a tre domande degli astanti.Certo che nelle 4 ore di attesa le fan potevano pure preparare delledomande intelligenti e non “Mi dai un bacio”, “Quanto sei bono” oaddirittura “Verresti a cantare al mio matrimonio?”, infastidendo ilcantante. Ha risposto alla richiesta “Quando inizierà il tuo prossimo tour?”“Il giorno di Pasqua, partirò per la Spagna e vi resterò per 21 giorni – hadetto Nek – poi proseguirò per il Messico, (dove è molto apprezzato infatti molte sue canzone hanno la versione spagnola). Il mio viaggio procederà negli Stati Uniti, facendo tappa a Los Angeles, New York e Miami. Dopo di che mi concederò sicuramente una vacanza. Quindi non so ancora quando iniziare il tour, tenendo presente che la mia precedente tournée è finita solamente a maggio”.Un ragazzo ha domandato sulla sua collaborazione con Dado Parisini ed il cantante ha risposto “ che è piacevole lavorare con lui perché parliamo la stessa lingua e mi affido molto volentieri alla sua produzione è certamente una garanzia lavorare con lui ”. Al termine dei quindici minuti Nek non ha più risposto alle domande del pubblico ed ha solo firmato autografi, senza parlare del suo ultimo disco “Nella stanza 26”. Per questo la faremo noi.Disco in uscita da venerdì 17 novembre scorso, (sicuramente non èsuperstizioso), come ogni suo disco parla di storie che lo coinvolgonodirettamente, argomenti che parlano di amore, di affetti o di disagi eostacoli che si incontrano sul proprio cammino. Ed è proprio la difficoltàincontrata da una ragazza che dà il titolo al suo nuovo disco “Nella stanza 26”. Una ragazza dell’Est che gli ha inviato una lettera anonimaraccontandogli la sua triste vita. Giunta in Italia come tante in cerca difortuna e lavoro per aiutare la sua famiglia, si è ritrovata sulla strada aprostituirsi. Lettera che l’ha coinvolto emotivamente tanto che ha sentito il bisogno di scrivere per condividere questo dramma.
Anna DeMarzo