Al Teatro Kursaal di Bari la prima regionale, Teatri Uniti“Una volta in Europa” dall’omonimo racconto di John Berger, traduzione di Maria Nadotti, scene e regia di Licia Maglietta.Un rudimentale deltaplano, una donna appesa a due corde, sembra quasi un burattino in balia del vento, apparentemente esile e fragile, si rivelerà dal racconto invece una donna forte e temprata dagli eventi. Una scenografia fatta solo di colori e di quadri informali, l’alternarsi delle luci sottolineano l’alternarsi dello stato d’animo della protagonista, che racconta in prima persona la propria storia includendo in essa la partecipazione corale di un villaggio, di una città, di una nazione, di un continente, con le sue trasformazioni storiche, economiche e sociali. Un’Europa che non è più la stessa, che l’industrializzazione ha trasformato non solo nell’economia ma soprattutto nell’anima, mutandone costumi, abitudini, modi di pensare e soprattutto di vivere. Il testo narrato con intensa emozione, da cui l’attrice-regista ha tratto questa significativa performance teatrale è tratto da un romanzo di John Berger, rappresenta un pezzo della nostra storia, i sogni, le aspirazioni, le vite spezzate dei protagonisti, fagocitati da un nuovo sistema sociale in cui ci si deve a tutti i costi integrare se non si vuol esserne schiacciati. Con quest’ultimo spettacolo Licia Maglietta, attrice di straordinaria vocazione teatrale, nota al grande pubblico anche per le interpretazioni cinematografiche di “Pane e tulipani”, ha inteso con questo monologo in un atto unico, portare sulla scena le emozioni dagli uomini e delle donne della vecchia Europa.Attraverso una scrittura limpida e altissima ha inteso rivelare come lo sviluppo industriale, le migrazioni forzate, l’inurbamento massiccio, la perdita di radici linguistiche e geografiche, la scomparsa graduale del lavoro artigianale, abbiano inciso su contadini, braccianti, pastori costringendoli spesso all’amnesia della propria memoria collettiva oppure ad una dura umana resistenza mai però superiore alle proprie forze.
Maria Caravella
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