lunedì 28 dicembre 2009
Bari - Con Morgan il Petruzzelli riapre le porte al Pop
Per la prima volta dalla riapertura del politeama barese niente smoking e abiti da sera. Finalmente per la prima volta i giovani che non avevano mai visto il Teatro si sono riappropriati del Petruzzelli in una serata indimenticabile.
Il 27 dicembre 2009 il Teatro Petruzzelli ha riaperto dopo vent’anni le porte alla canzone con un evento esclusivo, creato appositamente per il Politeama di Bari: Morgan al secolo Marco Castaldi ha reso omaggio ai maestri cantautori italiani e ai grandi esponenti del pop internazionale con un concerto per voce e pianoforte.
Lo spettacolo, concepito dallo stesso Morgan come un omaggio al Petruzzelli, è l’unico concerto programmato dall’Artista prima della del suo rientro ufficiale al Festival di Sanremo.
La risposta del pubblico non ha tradito le aspettative, anche se non ha portato il tutto esaurito per tutte le categorie di posti: stracolmi il quarto e quint’ordine ed il loggione. Un evento comunque che ha permesso a molti giovani di mettere piede per la prima volta nel neorinato Teatro.
Il repertorio del concerto è stato ricco di sorprese e di improvvisazioni, come ogni concerto che viene proposto da Morgan; in scaletta: David Bowie, Umberto Bindi, l’immancabile Sergio Endrigo, i Queen, i Beatles e Fabrizio De Andrè, oltre ad alcuni brani tratti dalle opere realizzate da Morgan solista con i Bluvertigo.
Il cantante per l’occasione, come aveva precedentemente annunciato ha dato spazio ad un omaggio a Domenico Modugno, grande artista nativo di Polignano a mare, spesso menzionato dallo stesso Morgan come uno dei suoi punti di riferimento in campo artistico.
Quello di Morgan al Petruzzelli è stato un concerto suggestivo e indimenticabile che ha consacrato il ritorno della musica pop nel Teatro Petruzzelli di Bari.
Lo stesso Morgan, lo ha concepito un evento unico: un concerto senza precedenti in cui proporre il suo talento e tutto il suo estro creativo in una veste e in una cornice inusuale e affascinante.
E’ stato lo stesso cantante, reduce dal successo di X Factor 3, a commentare questo concerto come l’occasione per lui, per una nuova sfida e la dimostrazione di affetto contraccambiato, nei confronti della città di Bari e del rinato tempio della musica.
Rivolgendosi ad alcuni giornalisti ha detto:
“È un grande onore per me, esibirmi in uno dei teatri più belli, importanti e prestigiosi del mondo. Questo concerto è una delle cose più belle che mi siano capitate. Chi si è battuto per ricostruirlo è stato un grande. E io aderisco con entusiasmo a questa rinascita come simbolo della battaglia per il bene: un esempio di lotta a quel tipo di sottocultura folle e criminale che mette il denaro dinanzi a ogni altra cosa”.
Infatti come preannunciato quello del Petruzzelli è stato un concerto differente da ogni suo precedente, un concerto in cui le canzoni hanno ritrovato la dimensione magica del contatto intrinseco e interattivo con il pubblico che ha risposto con grande entusiasmo e partecipazione.
Il genio più amato, odiato, ammirato e discusso del pop italiano degli ultimi 20 anni, si è confrontato con un repertorio originale ed eterogeneo, affidandosi come sempre al suo intuito e all’ispirazione del momento.
Singolare e stravagante, ma indovinato l’accostamento del pianoforte a coda con un PC e due palmari che hanno coadiuvato l’esibizione della grande star, come anche l’utilizzo informale del pianoforte, per l’occasione privo della copertura superiore, che lasciava libere le corde utilizzate anche per dei pizzicati in armonia con la tastiera.
Sul palco oltre il pianista e il suo pianoforte, solo occhi di bue per illuminare magicamente il teatro, seguendo il ritmo della musica, alcuni accessori multimediali e voci fuori campo, tra cui riconoscibilissima e inimitabile quella di Carmelo Bene, ingredienti risultati sufficienti per la riuscita di un grande concerto.
La Scaletta:
Ave Maria (Schubert)
Canzone Per Natale (Morgan)
Cos’è Questa Crisi? (Rodolfo De Angelis)
Lontano Dagli Occhi (Sergio Endrigo)
Crying In the Rain (A-ha)
Altrove (Morgan)
Nel Blu Dipinto di Blu (Domenico Modugno)
Ashes To Ashes (David Bowie)
L’Assenzio (Bluvertigo)
Storia d’Amore e di Vanità (Morgan)
Space Oddity (David Bowie)
Canone Inverso (Bluvertigo)
Amore Assurdo (Morgan)
Sunday Morning (Velvet Underground)
Animali Familiari (Morgan)
Vola Colomba (Nilla Pizzi)
Morire per delle Idee (Fabrizio De Andrè)
La Crisi (Bluvertigo)
Cieli Neri (Bluvertigo)
La gente bene (Morgan inedito)
Il mio mondo (Umberto Bindi)
Bohemian Rhapsody (Queen)
Arrivederci (Umberto Bindi)
Rosa Colombo
giovedì 3 dicembre 2009
Bari - 'L'Uomo Nero' poesia in pellicola di Sergio Rubini
Ci sono dentro tante cose che a ripensarle tutte sorprendono. Sarà questo il motivo per cui piace “L’uomo nero”, film presentato questa mattina a Bari dal regista-interprete Sergio Rubini, che ne firma anche la sceneggiatura con Domenico Starnone e Carla Cavalluzzi, e da alcuni attori del cast tra cui Riccardo Scamarcio, Valeria Golino, Vito Signorile e Mariolina de Fano.
Il racconto mette insieme il rapporto tra padre e figlio; la famiglia; il disperato bisogno di un uomo di veder riconosciuta la sua amatoriale vena artistica; il pregiudizio di una comunità gretta e ignorante; l’incapacità di riconoscere i meriti altrui; le paure; il mistero di immagini oniriche che sembrano volerci svelare qualcosa. Il titolo fa riferimento a tutto questo.
L’uomo nero è quel genitore cui il figlio si rifiuta di assomigliare perché imbarazzante, incomprensibile, poco partecipe nel ruolo di padre e marito perché troppo impegnato a fare l’artista. Si fa deridere dal paese, litiga con la moglie, non ha quell’autorevolezza che ogni figlio vorrebbe ritrovare nel proprio genitore. Il tutto ruota attorno a Gabriele, interpretato dal piccolo e spericolato Vito Giaquinto (in conferenza non è stato fermo e zitto un attimo), figlio del capo stazione Gabriele Rossetti (Sergio Rubini) e di un’insegnante (Valeria Golino).
Con loro vive anche lo zio Pinuccio interpretato da un brillante Scamarcio che si è divertito molto a interpretare il ruolo del “viveur di provincia”. La telecamera indugia spesso sul primo piano del bambino, vero autore del film, che con il suo sguardo limpido osserva da un angolo tutto quello che gli capita attorno per poi ritornare a giocare come tutti i bimbi della sua età. Ma l’uomo nero vuole essere anche altro. “Nel film – ha spiegato Rubini – ci preoccupiamo di far vedere l’uomo nero in una luce diversa. Gabriele Rossetti viene rivalutato quando il figlio ormai adulto (la parte viene interpretata da Fabrizio Gifuni, ndr) scopre un segreto che il padre ha tenuto nascosto per tanti anni.
Questo è un punto cruciale perché il silenzio ascetico di quest’uomo, gli conferisce una virilità che sembrava non avesse”. E allora non fa più paura neanche il macchinista del treno che per tutta la durata del film è un mostro spaventoso perché tutto sporco e pieno di fumo. Quando si scopre che è lui a lanciare dal finestrino le caramelle agli orfanelli, l’uomo nero si riempie di luce.
Il film è ambientato in un piccolo paese della provincia. Le scene sono state girate tra Mesagne e San Vito dei Normanni ritornando in quei luoghi che hanno fatto da setting già per “La Terra”. Non si parli però di pugliesità. Sergio Rubini è stato chiaro al riguardo: “La Puglia per me è uno spazio mentale, non è uno spazio geografico. Il film tratta di un provincialismo che tutto trattiene ma non in una dimensione specificatamente pugliese. La dimensione è universale”.
La vicenda si svolge negli anni ’60 quando “subito dopo la guerra – secondo il regista – c’è stata una fioritura di individui che hanno cercato di affrancarsi dalla massa. Purtroppo però non ci sono riusciti perché gli intellettuali non se ne sono occupati e oggi i loro eredi sono quelli che fanno i reality, convinti che meno sai fare, più puoi emergere”. Le musiche del film sono state composte da Nicola Piovani che dà il suo tocco personale a una storia ritenuta “pinocchiesca” per alcuni aspetti.
“C’è lo sguardo del bambino, c’è la figura di Lucignolo, quella del Gatto e la Volpe in cui si possono rivedere i personaggi di Vito Signorile e Maurizio Micheli e poi ci sono tanti punti di contatto tra il mio percorso artistico e quello fatto da Piovani”, ha detto Rubini citando i nomi di Benigni, Fellini e del maestro Nino Rota.
Daniela Vitarelli
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