mercoledì 20 ottobre 2010
Bari – La ‘Passione’ di John Turturro un italo americano innamorato di Napoli
Con una “tazzurella di caffè” , inizia la conferenza stampa con il regista e attore italo-americano, John Turturro, a dimostrare come si è ben calato nei panni dell’italiano, rinunciando al beverone americano.
John Turturro in questi giorni è a Bari e al Cineporto ha presentato il suo ultimo lavoro cinematografico, un documentario musicale “Passione” un omaggio a Napoli e alla canzone napoletana, film presentato anche fuori concorso al Cinema di Venezia.
A fare gli onori di casa il direttore dell’Apulia Film Commission, Silvio Maselli e il direttore artistico , Angelo Ceglie che hanno spiegato questo incontro fortemente voluto dall’AFC perché con la realizzazione del progetto “D’Autore” si prefiggono di trasmettere film di qualità nelle piccole sale cinematografiche, conservando un rapporto forte tra cinema e autori stessi, andando controcorrente a tutto ciò che è considerato evento.
“Passione” è un film che è tutto nel titolo, dove il coinvolgimento dell’autore è estremamente partecipativo .
La prima domanda nasce spontanea : Come nasce questo progetto e perché Napoli e la canzona napoletana ?
R.: E’ stato il regista Francesco Rosi ad aprirmi le porte di questo mondo. Dopo aver lavorato 5 anni a “La Tregua” di Primo Levi, mi ha fatto esplorare l’opera di Edoardo De Filippo “Questi Fantasmi” perché riteneva che avessi la sensibilità giusta per poterla interpretare. L’ho rappresentato anche a New York, ma emozionante è stato presentarlo al pubblico napoletano , avvenuto subito dopo la morte di mia madre.
Così nel tempo libero assieme a Max Casella a Carlo Macchitella, ci piaceva girare per i vicoli e sono stato colpito dalla generosità della gente che aveva poco ma era capace di donare.
Rimasi sorpreso quando proprio Marco Macchitella e Roberto Cicutto mi proposero di dirigere questo film che esplorava Napoli e anche se la mia famiglia è di origine italiana, mio padre di Giovinazzo , paese in provincia di Bari e mia madre siciliana, nonostante tutto sentivo che questa era una nuova esperienza e per affrontarla ho dedicato due anni a studiare la musica napoletana.
Mi piace tutta la musica in genere ma fare questo viaggio nella tradizione della canzone napoletana è stata un’esperienza pregnante che è andata oltre le mie aspettative, tanto da farmi considerare Napoli il juke box più grande del mondo, dove c’è una forte sintonia tra parola , poesia e musica.
Ho avuto un approccio rispettoso verso queste tradizioni forse perché le ho osservate con l’occhio del curioso ma grazie anche allo scambio di idee con i miei collaboratori che sembravano leggermi nella mente come Marco Pontecorvo per la fotografia e Simona Paggi per il montaggio, abbiamo cercato di evitare i maggiori cliché che circondano la città, come pizza e mandolino, per far conoscere l’anima della città.
D.: Il film è centrato sul passato non in una versione nostalgica
R.: Perché l’uomo non è cambiato e anche i problemi non sono cambiati.
Ci sono tanti problemi a Napoli una città che cerca di arrangiarsi e la musica è un buon esempio di come la creatività si può esprimere presentando un lato diverso della vita.
D.: Il film vede il coinvolgimento di tanti musicisti. Li conoscevi o richiedevi dati interpretativi?
R.: E’ stato importante che i cantati fossero dei bravi narratori, perché dovevano raccontare la storia. Dovevano affrontare un percorso della musicalità napoletana che è carica di passione ed erotismo.
Alcuni artisti già li conoscevo, come Peppe Barra e Massimo Ranieri, per altri ho ascoltato le loro canzoni .
Tanti i cantanti scelti da John Turturro dove si vede una commistione di sonorità che vanno da quella araba a quella spagnola così accanto a Mina, Avion Travel, Pietra Montecorvino, Massimo Ranieri, Lina Sastri, Peppe Barra, Angela Luce, Raiz, Max Casella, James Senese, Fausti Cigliano, Fiorello, Enzo Avitabile, Pino Daniele, troviamo la portoghese Misia e la tunisina M’Barka Ben Taleb. Un vero rimpianto per il regista è stato quello di non aver inserito alcun brano di Mario Merola, di cui è fan, ma non c’era alcuna canzone che seguiva il percorso del suo film .
Le canzoni sono come della cartoline dove ognuna diventa una piccola sceneggiatura. Molti dei brani sono stati cantati dal vivo e per strada.
Pregevole ed emozionante il ritratto presentato con un arrangiamento innovativo di “Tamurriata Nera” dove Peppe Barra, Max Casella e M’Barka Ben Taleb, la cantano in versione napoletana, americana e araba.
Toccante anche il “Canto delle lavandaie del Vomero” interpretato da Fiorenza Calogero, Lorena Tamaggio e Daniela Fiorentino.
D.: Girerà un film anche in Puglia?
R.:. Mi piacerebbe trovare una storia che mi trasmetta qualcosa che tocchi l’anima. In compenso cercherò di far uscire nella sale cinematografiche del Nord America, questo film per farli innamorare di questo posto.
D.: Che ricordi porterà con sé con questa esperienza al Sud?
R.: Sono rimasto colpito dalla generosità e dalla collaborazione che si è instaurata con tutti , mi ha procurato un arricchimento culturale , fatto insolito, perché è stato raggiunto un appagamento personale molto forte in così poco tempo.
In serata l’attore si è recato alla sala del Cinema ABC per la proiezione del film, dove è stato accolto da un folto numero di familiari, originari di Giovinazzo.
Un piccolo spezzone dell'incontro su: http://www.youtube.com/watch?v=ph8K0s7Vlmw
Anna deMarzo
sabato 16 ottobre 2010
Bari - Il viaggio funambolico dei Folkabbestia in 'Girano le pale'
Dopo la presentazione di rito con lo show case di anticipazione alla Feltrinelli Libri e Musica di Bari avvenuta mercoledì scorso 13 ottobre, i Folkabbestia hanno presentato ieri sera alla Casa delle Musiche Puglia Sounds in anteprima nazionale “ Girano le pale “, il loro ultimo progetto discografico uscito per la Sunny Cola di Caparezza e distribuito in Italia dalla Universal.
La formazione barese, nata nel 1994, dalle ceneri dei Folkways, giunge così al suo sesto album in studio e uno live , il cui titolo rende palese la problematica del Sud Italia circa l’utilizzo delle energie rinnovabili .Una battaglia ambientalista dunque, in una regione, la Puglia, nella quale si lotta da anni contro il nucleare. Da sempre avvezzi a miscelare sapientemente ironia e tematiche sociali e politiche, i Folkabbestia sono così giunti nella loro carriera alla realizzazione di un album dai colori festosi, la cui cifra stilistica resta quella del gruppo, caratterizzata da una sapiente miscellanea di rock, ska e canzone d’ autore con sonorità popolari, balcaniche e folk .
La formazione barese composta dal trascinante Lorenzo Mannarini (voce e chitarre), Francesco Fiore (basso), Nicola De Liso (batteria), Fabio Losito (violino), Pietro Santoro (fisarmonica e cori), Simone Martorana (chitarra e cori) e Giorgio Distante (tromba), si è così presentata sul palco indossando tute bianche antinucleare, mentre sullo sfondo sfilavano le immagini di copertina del disco e installazioni di pale eoliche .
Un segnale di protesta dunque, ma anche una sensibilizzazione ai problemi di una società dove spesso il progresso sta a significare un’alienazione di massa e dove la tecnologia disumanizza anziché rendere liberi . La “ festa musicale” apre i suoi battenti con i brani contenuti nell’album : “ Le colpe di Roman”, con il suo scioglilingua trascinante, il cui testo affronta la tematica di un musicista gitano che per la sua origine è costretto a passare sempre per colpevole, “ Super golpe, gli adepti in tv “ è invece dedicato a tutti coloro che considerano la realtà virtuale come reale in un mondo dove i confini tra mondo reale ed immaginario tendono sempre più a confondersi.
Il viaggio visivo e musicale inizia a decollare in un sapiente gioco di luci e suoni a firma del regista Stefano Di Lauro, con la cover del celebre brano “ La donna cannone” di Francesco De Gregori, completamente rivisitato in chiave folk, nel quale la polifonicità corale delle Faraualla, risulta decisiva nell’ arrangiamento e nell’ originalità dell’ interpretazione .
Il pubblico appare entusiasta e partecipa attivamente alla performance della band barese su sollecitazione dell’ottimo performer Mannarini, capace ora di illustrare i contenuti di ogni brano, ora di trascinare in cori di sostegno ed applausi l’esibizione musicale. Seguiranno la title track “ Girano le pale”, “ Questa banda suona il folk” , “ Mediterraneo” , la filastrocca reggae-folk “ Cara Casta” in una lettera immaginaria indirizzata ad una classe politica infedele e traditrice e “ La musica popolare” .
Ospiti della serata oltre al quartetto vocale delle Faraualla anche lo storico tastierista Antongiulio Galeandro, il cui apporto all’organo hammond e le sue “ rotolanti “ tastiere risultano determinanti nel brano “ Woodstock” , un vero e proprio viaggio nel tempo per ricordare gli ideali del ’69, periodo nel quale si riusciva ancora a sognare . Le immagini di Chernobyl scorrono lievi sul grande maxi schermo posto sullo sfondo del palco, a ricordare la rappresentazione di un circo costretto comunque ad esibirsi durante la tragedia del 1986. A chiudere la scaletta prima degli acclamati bis, gli ultimi due brani dell’ album : “ Cindecinquande”, tarantella in dialetto barese, denuncia ad un Italia ancora troppo divisa e la giocosa “ Meglio tra le bestie” dalle sonorità tipicamente irlandesi.
Acclamati a gran voce dal pubblico divertito e soddisfatto, i “ Folka” (così come amano chiamarsi) hanno regalato ai fan numerosissimi ben cinque bis tratti dai precedenti album , per concludere in allegria l’entusiasmante esibizione : “ Amando Armando” , “ Nel circo ungherese”, “ Fuga in fa” , “ Breve saggio filosofico” e “ Tammurriata a mare nero” .
Ma la Casa delle Musiche continua il suo programma Puglia Sounds questa sera, con Ana Moura, cantante di fado portoghese, paragonata per il suo timbro vocale e per il suo straordinario talento alla celebre Amalia Rodrigues, in un appuntamento musicale assolutamente imperdibile.
Claudia Mastrorilli
domenica 10 ottobre 2010
Bari - Musica e Parole con 'Way to blue - The song of Nick Drake'
La Casa delle Musiche Puglia Sounds, il programma regionale per lo sviluppo del sistema musicale regionale, ha inaugurato la sua articolata kermesse ieri sera al teatro Kursaal Santalucia di Bari, vero cuore pulsante delle molteplicità attività previste, con la prima nazionale dello spettacolo “Way to Blue/ The Songs of Nick Drake”(dal titolo dell’album di Drake pubblicato postumo nel 1994), a cui seguirà questa sera una replica.
Dopo l’incontro con il pubblico avvenuto venerdì 8/10 con il leggendario Joe Boyd, produttore discografico di Pink Floyd, Fairport Convention, Rem e scopritore dello stesso Nick Drake, lo spettacolo sostenuto da Puglia Sounds in collaborazione con The Barbican Center di Londra e Auditorium Parco della Musica di Roma, rappresenta un tributo al cantautore inglese prematuramente scomparso all’età di 26 anni , con all’attivo soltanto tre dischi, capace di esprimere con le sue note ed i suoi versi, i sentimenti più profondi di ognuno di noi.
Purtroppo come spesso accade, solo dopo la sua morte avvenuta nel 1975 il “poeta maledetto” ha raggiunto la popolarità meritata, diventando ben presto un punto di riferimento per l’intero mondo musicale contemporaneo. La sua musica, circolare, delicata ed ipnotica in perfetta simbiosi tra sperimentalismo ma non per questo priva di contenuti cantautorali, ha saputo così delineare un percorso di evoluzione artistica che lo ha portato a trasformarsi nel personaggio di culto che tutt’oggi conosciamo.
Ad ideare e a dirigere il progetto, Joe Boyd, che ha visto avvicendarsi sul palco, ampliato nella sua profondità su iniziativa di Puglia Sounds, ben quattro tra le voci più rappresentative del panorama musicale inglese quali Vashti Bunyan, Green Gartside ( Scritti Politti) , Robyn Hitchcook, Teddy Thompson e gli italiani Violante Placido e Roberto Angelini . Ad accompagnarli, diretti dal direttore musicale Kate St John, musicisti di tutto rispetto: Danny Thompson (contrabbasso), Neill MacColl (chitarra) , Leo Abrahams (chitarra/effetti), Zoe Rahman ( pianoforte) , Martyn Barker ( batteria) Oli Langford (primo violino) e sei archi del Collegium Musicum di Bari (Carmine Scarpati, Antonio Papapietro, Daniela Carabellese, Paolo Messa, Francesca Carabellese, Giuseppe Carabellese).
Il concerto è strutturato in due tempi ben delineati, nei quali dopo una breve introduzione strumentale di chitarra ed archi, i vari folk singers si avvicendano sul palco per interpretare le toccanti canzoni di Drake. Primo brano in scaletta “ Fruit tree” interpretata magistralmente da Green Gartside, “Parasite” cantata dal cantautore Robyn Hitchcock, “Made to love magic” da Violante Placido, e ancora “ From the morning”, “ Place to be”, “ Which will “(Vashti Bunyan), “ Three hours”(Roberto Angelini), “Time has told me” , “One of these things first”, “Nothern sky” e “ Poor boy” (Teddy Thompson) .
Joe Boyd, si alterna sul palco ai vari artisti, presentando e declamando le struggenti parole dei testi di Drake, che affrontano temi come l’amore perduto e mai più ritrovato , la solitudine, la speranza di vivere una vita migliore e di raggiungere l’agognata serenità. Il pubblico appare entusiasta per le toccanti interpretazioni dei cantanti e per i precisi intrecci strumentali dei vari musicisti, ben sostenuti dal tappeto armonico degli archi. “ The second half” ha così inizio : “Way to blue” (Teddy Thompson), “ I remember” (Vashti Bunyan), “ Free ride” (Robyn Hitchcock e Green Gartside), “Clothes of sand” (Green Gartside), “ At the chime of a city clock” (Violante Placido), “Hanging on a star”, “Day is done”, “River man”(Teddy Thompson), “Cello song” e per concludere “Pink moon” (Teddy Thompson).
A gran voce, il pubblico in standing ovation, richiama i vari artisti sul palco per due bis, ma l’appuntamento è per questa sera alle ore 21, per uno spettacolo capace di raccontare attraverso le canzoni di Nick Drake, espressione di un malessere che lo portò alla morte giovanissimo, l’inquietudine dell’anima che si cela nel profondo di ognuno di noi.
Claudia Mastrorilli
Acquaviva delle Fonti (Bari) - Tutto per amore della musica, una serata tra amici con Goran Kuzminac
E’ partito venerdì sera dall’Oasi San Martino il “Trio Acoustic Live Tour” di Goran Kuzminac. Prima di salire sul palco, la serata è stata aperta da Paolo Gatto accompagnato dal bravissimo chitarrista Michele Montepeloso.
Paolo Gatto ha scaldato il pubblico infreddolito dalle temperature oramai autunnali di un venerdì di ottobre. Paolo ha proposto 7 brani estratti dal suo ultimo lavoro discografico “Psicologia di una coppia moderna”, partendo con “inter-rail”, un brano di augurio che racconta di una partenza e di un arrivo per poi ripartire verso nuove mete.
Paolo è splendido, simpatico, cordiale e gestisce benissimo il peso dell’apripista di uno dei cantautori più controcorrente presenti nel panorama della musica italiana, e lo ha fatto sicuramente con grande maestria. Davvero di elevatissimo livello Michele Montepeloso che ha accarezzato le sei corde della sua chirtarra come se facesse l’amore con la stessa, creando melodie nuove che si sono aggiunte alle melodie già create da Paolo.
E subito dopo, con appena pochi minuti di distacco per il consueto cambio palco, è salito sul palco Goran Kuzminac, sorridente, perché per lui la musica è filosofia di vita e d’amore. Il suo rapporto con il pubblico è splendido. Il pubblico lo adora ed ha sfidato le temperature pur di assistere a questa partenza del tour. Goran parte da solo accompagnato solo dalla sua amica fedele, la chitarra, e subito è poesia.
“Il viaggio” apre il concerto, un brano scritto dopo la scomparsa del padre, ma non una canzone triste ma bensì la promessa di un amore eterno, ma anche il racconto del continuo viaggio verso nuove mete che ogni uomo fa anche con se stesso. Goran dialoga con il pubblico, raccontando aneddoti, storie di vita, anche qualche battuta, il pubblico ride, lo segue e lo incita. Il freddo della sera di colpo è scomparso per far posto alla poesia di Goran che ha scaldato l’Oasi.
Subito dopo sono saliti sul palco i due compagni di questo viaggio, Glauco Di Sabatino alla batteria e Anchise Vetuschi al basso. L’esperienza di Glauco è lunghissima seppur giovane, da Mario Biondi a Rossana Casale, da Antonella Ruggiero a Gino Vannelli, solo per citarne alcuni. Il modo di suonare di Glauco è particolarissimo, picchia, accarezza e addirittura sembri dialoghi con la sua batteria. Straordinario anche Anchise Vetuschi,.
Entrambi seguono Goran in maniera sublime, ognuno di loro donando al pubblico presente tutta la propria musicalità. In scaletta ci sono tutte le sue più belle canzoni, in un viaggio immaginario tra il passato ed il presente. Da “Tempo” a “Canzone senza inganni”, da “Hey ci stai” a “Stasera l’aria è fresca”, ma anche brani più recenti come “Bimbi buoni” a “Primo di Sequals”.
“Siamo musicisti e facciamo un lavoro bellissimo, ma il nostro lavoro non è materializzabile” dice Goran introducendo “Mercanti di Niente”. Non manca “Monnalisa” per ricordare il suo grande amico Ivan Graziani, “Il cielo ora è sicuramente più rock da quando lui è li’” dice presentando il brano. “Come neve il tempo” ha chiuso il concerto e subito dopo Goran è sceso tra la gente a salutarla e a stringergli la mano, la gente che con lui per due ore ha cantato, per riempire il cielo di Acquaviva delle Fonti di note.
Tutti insieme per amore della vera musica.
Nicola Violante
Iscriviti a:
Post (Atom)