venerdì 29 febbraio 2008
Bitonto (Bari) - 7 Piani, una discesa nelle paure interiori dell’uomo con Ugo Pagliai e Paola Gassman
Una commedia quella di ieri sera presentata al Teatro Traetta di Bitonto, che ha fatto ridere ma molto sorridere e pensare “7 Piani” con un magnifico e in gran forma Ugo Pagliai e la sua compagna di vita e palcoscenico Paola Gassman.
Tratto da un racconto di Dino Buzzati, che ama descrivere la quotidianità dell’uomo con tutte le sue avventure e disavventure, trasportandolo come un gioco in un mondo estraneo che ha l'apparenza della normalità, ma in seguito si lascia scoprire come qualcosa di inaspettato quasi surreale, coinvolgendo il protagonista ma anche lo spettatore, come se seguisse un giallo, nell’attesa di conoscere in che modo andrà a finire.
“7 Piani” è la storia di uomo che come Dante, nel mezzo del suo cammino si ritrova a scendere i gironi dell’Inferno, ma lui è solo, con la paura di non riuscire a riveder le stelle, ma in quella solitudine scopre i propri sentimenti a lungo repressi.
Ugo Pagliai è Giuseppe Corti, un avvocato patrocinante in cassazione di 56 anni, un uomo tutto casa e studio che come il Dr. Jekyll e Mister Hyde ha due volti.
Il primo quello dell’austero avvocato che non si lascia mettere i piedi in testa da nessuno e che per un nonnulla, visto che lui è un legale, fa cause a tutti , tanto non gli costano nulla. Con la sua segretaria è un autoritario lo è anche con il preside di una scuola vicino al suo studio, che assilla e lo convoca continuamente a causa degli atti vandalici che i suoi studenti recano al suo motorino.
Ma quando ritorna a casa, lui single non per scelta ma per dovere, si ritrova a battibeccare con una madre vedova da anni, che lo ricatta moralmente e lo tiene ben stretto alla sua gonna per non restare sola. Così si ritrova ad essere un “badante” di una madre allarmista e dispotica.
In quel mondo che si è costruito, rodato come un orologio, l’unica macchia, è quel “coso” che si è formato sotto il suo occhio. Una macchia quasi invisibile che cerca di nascondere maldestramente, una screziatura che sporca il suo mondo lindo e perfetto, così è il caso di andare dal medico che gli identifica una ortofotoplasmosi, un parolone che incute paura, ma il medico gli assicura che non è niente e la migliore cura è l’ACP (aspetti che passi).
L’unico giorno o meglio le uniche ore che l’avvocato dedica a sé stesso sono quelle del sabato sera andando sempre da solo, perché non ha amicizie , al cineforum.
Proprio lì incontra Elisabetta Giusti (Paola Gassaman) una donna che è un vortice di emozioni, disinvolta, spigliata esattamente il suo opposto, tanto che con lei ,quando parla balbetta, non sembra più sicuro. Una donna che ama sognare e lo fa dipingendo quadri e quando gli regala il ritratto che le ha fatto gli spiega che il disegno è la confluenza di due spiriti : di chi dipinge e di chi posa e ora loro sono un’unica cosa.
L’avvocato si innamora di Elisabetta, ma prima di andare a vivere con lei decide di togliersi quel brufolo che turba la sua perfezione, così di reca nella clinica Beldì.
Una clinica di 7 piani posta in un luogo non precisato circondata da monti e lontana dagli occhi della civiltà, tanto che diventa difficile comunicare con il telefonino, ed è proprio qui che inizia il dramma dell’avvocato.
Gli spiegano che in quella clinica separano nettamente le patologie a seconda della loro gravità.
Al 7° le forme leggerissime; al 6° quelle leggere da tenere sotto controllo; al 5°quelle più serie e così via via. Si capisce che ogni piano è un mondo a sé, tanto che Corti si domanda: “Se al 4° sta chi sta veramente male al primo chi ci và ?”.
Ma per sua fortuna Corti è rincuorato, lui si trova al 7° piano con tutti i confort, anzi gli pare di stare in un albergo a cinque stelle, ma come in un incubo e con stratagemmi dell’equipe medica, si ritrova a scendere di piano in piano contro la sua volontà e a nulla valgano le sue resistenze.
L’angoscia lo attanaglia come una morsa. Perché tutto questo sta accadendo proprio ora che ha conosciuto l’amore che ha un motivo per esistere ed essere davvero sé stesso ora che ha incominciato a guardare al futuro con occhi diversi.
E allora capisce che “la vita è fatta di imprevisti solo i mediocri non né tengono conto” e che “non abbiamo tutto il tempo che vogliamo ma abbiamo solo il tempo che ci resta”.
Uno spettacolo di due ore piacevoli dove si è potuto ammirare un Ugo Pagliai eccezionale che è stato sempre presente in scena. Nel cast oltre a Ugo Pagliai e Paola Gassman ci sono Roberto Petruzzelli, Raffaele Spina, Roberto Vandelli, Michela Ottolini e Paolo Bufalino.del Teatro Stabile di Verona.
La regia di paolo Valerio.
Da sottolineare le belle scenografie, molto particolareggiare e il bel gioco di teli e luci per differenziare i vari ambienti.
Anna deMarzo
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