venerdì 18 aprile 2008
Bari - The Niro per niente An Ordinary man
Presentato come “enfant prodige” del panorama cantautoriale è approdato ieri sera alla Feltrinelli di Bari, The Niro, per proporre il suo album d’esordio.
Ma non lasciatevi ingannare dal nome, l’enfant prodige ha 30 anni ed è italianissimo, un romano de Roma, il suo vero nome è Davide Combusti.
Non è per niente il solito cantautore con chitarra in mano, che suona canzoni con soli tre giri di armonica, anzi è una vera rivelazione, piacevole da ascoltare, sia per la sua musica che appare più complessa di quanto si creda poiché spazia e si miscela sapientemente tra i vari generi musicali, dallo swing al blues, dal pop all' heavy metal, tanto che i suoni degli strumenti appaiono dinamici fra loro e sia per l’uso della sua voce che dal falsetto sale su fino a raggiungere le note più alte, con semplicità e senza difficoltà fino ad emozionare.
E’ per questo motivo che è difficile collocarlo nel panorama musicale italiano, in primis perché canta in inglese ( un inglese che non fa trasparire la sua italianità) e poi per il suo modo di propagandare la sua musica attraverso canali non convenzionali.
Nello showcase della Feltrinelli, The Niro, insieme alla sua band, ha presentato 5 canzoni dell’album d’esordio, uscito proprio in questi giorni, dal titolo “The Niro” , proponendo i brani : Night Wartz – Mistake – Hollywood – Liar e When your father.
Ma Davide non è un cantautore che sembra essere arrivato adesso nel mondo musicale, anzi parte avendo alle spalle una famiglia di musicisti.
Si racconta Davide al pubblico curioso che gli rivolge domande per poterlo conoscere meglio.
Parla del suo amore per la musica inculcato dalla sua famiglia, dal padre batterista, ed è proprio la batteria il primo strumento che impara a suonare per poi prediligere e scegliere la chitarra ed il basso.
“Nasco come metallaro, ma a casa si è sempre ascoltato jazz, bossanova, musica di un certo livello”.
Forma la sua prima band nel 2002 i “The Niro” , che poi abbandona per intraprendere la via come cantautore, mantenendo il nome d’arte.
Parla del suo sogno di scrivere musica per film, e da questa concezione si può capire l’origine del nome “The Niro”, per omaggiare il cinema e soprattutto un grande del cinema americano Robert De Niro.
Racconta della sua avventura americana, quando è stato invitato dall’università di Boston per partecipare ad un tributo mondiale in onore di Elliott Smith e in Arizona unico italiano, per un interscambio musicale tra i cantanti americani e quelli di Parigi.
Un banco di prova che gli ha permesso di lanciarsi nel campo internazionale e di collaudare il suo inglese, per niente maccheronico.
Così Davide incomincia a calcare i palcoscenici internazionali aprendo i concerti di cantanti della portata di Carmen Consoli a Londra, e in Italia dei Deep Purple e Amy Winehouse.
Tutto questo è stato reso possibile grazie ai suoi produttore Gianluca Vaccaro e Roberto Procaccini che gli hanno lasciato carta bianca, al contrario di altri che volevano farlo cantare in italiano e lanciarlo come un Eros Ramazzotti.
L’unica cosa che possiamo augurargli che continui per la sua strada senza stravolgimenti e di non vederlo a Sanremo con una canzone strimpellata in lingua italiana e di non esser mai banale.
Anna deMarzo
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