“Eskimo” non solo un brano ma anche un indumento, adatto a ripararsi dal fastidioso vento forte e freddo che soffiava sull’Arena della Vittoria ieri sera a Bari durante l’atteso concerto di Francesco Guccini. Una temperatura invernale che ha sconvolto anche l’artista modenese che, dopo essere salito sul palco, ha ironizzato: “Ma la Puglia non era calda ? deve essere solo sfiga mia??”. Nel suo monologo iniziale c’è anche un momento toccante quando ricorda che lo stesso giorno (l’8 settembre) del 1943, è stata una giornata importante anche per Bari, la firma dell’armistizio. Poi Guccini con sarcasmo e ironia tocca anche temi sociali, politici e di attualità. Per chi conosce Guccini apprezza il suo modo delicato di raccontare la vita e il dolore, la sua naturalezza e la sua rabbia nelle sue canzoni di denuncia. Anche il suo modo di raccontare la politica è così poetico da non infastidire nessuno da qualunque parte politica siano schierati. Eppure Guccini è stato uno dei simbolo di quella generazione che voleva cambiare il mondo, ma la cosa più straordinaria è che continua ad essere un idolo anche per le nuove generazioni. Tanti, infatti, sono i giovani che frequentano i suoi concerti e tra gli oltre tremila presenti all’Arena molti arrivano da altre città pugliesi. Sfidando il freddo e il forte vento Guccini, accompagnato dai musicisti di valore come Ellade Bandini (batteria), Antonio Marangolo (sax), Vince Tempera (pianoforte e tastiere), Pierluigi Lingotti (basso), Roberto Manuzzi (sax, armonica, fisarmonica e tastiere) e Juan Carlos “Flaco” Biondini (chitarre), nel live barese regala un dolce sguardo sul passato, proponendo i grandi successi del passato. Guccini rivelare angoli di vita vissuta che si dipanano attraverso divertenti siparietti con Tempera e Biondini, racconta gustosi aneddoti alternati a straordinarie canzoni, capaci di regalare rare emozioni come solo i grandi poeti sanno fare. Un buon bicchiere di vino, “Devo cercare di tenerlo sempre pieno se no rischia di volare”, e la sua immancabile chitarra si parte con una delle sue migliori creazioni, “In morte di S.F.”, poi diventata “Canzone per un’amica”, in ricordo un una persona a lui molto cara scomparsa quarant’anni fa in un incidente stradale. Tra un sorso di vino e brevi monologhi scorrono i piccoli capolavori gucciniani,la poetica “L’isola non trovata” ,“Quello che non”, “Una canzone”, ma anche classici come “Noi non ci saremo, “Incontro”, “Vorrei”, “Il vecchio e il bambino”, “Canzone del bambino nel vento (Auschwitz)”, “Dio è morto”, testi di grande attualità.Il repertorio colto, ma anche popolare di Guccini, prosegue per due ore con una versione country di “Farewell”, “Signora Bovary”, Cirano e l’inedita “Su in collina”, dedicato ai partigiani, e l’immancabile “Eskimo”. Il finale è travolgente: una lunga versione de “La locomotiva”, canzone che scatena il pubblico presente.Fredda serata riscaldata dalla calda musica di un grande Francesco Guccini.
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