giovedì 6 novembre 2008
Bari - Gianrico Carofiglio 'Né qui né altrove. Una notte a Bari' scorci, colori e gli odori della nostra città
Ogni qualvolta qualche casa editrice manda in libreria un libro di Gianrico Carofiglio viene voglia di stappare una bottiglia.
I romanzi dello scrittore-senatore barese sono infatti merce rara, nel panorama noioso e inutilmente caotico dell’editoria italiana, dominata per lo più dalle peggiori sciocchezze americane.
L’ultimo volume arrivato in libreria nei primi giorni del mese di novembre si intitola: “Né qui né altrove. Una notte a Bari” (edizioni Laterza, pp.160, euro 10) ed è, per il lettore italiano, di particolare interesse, trattandosi della continuazione di quello che la casa editrice Laterza per la collana Contromano da anni ha promosso con alcuni scrittori che hanno fatto delle proprie città una guida letteraria.
Così per Carofiglio ci ritroviamo ancora una volta nel suggestivo panorama barese, una città da un clima di effervescenza e miseria ancora incombente. Una città in qualche modo giovane, piena di progetti astrusi e di segreti allegramente sbandierati. E per festeggiare questo feeling particolare fra Carofiglio e Bari la libreria Laterza ha organizzato una festa di lancio, in una notte lunga quanto una vigilia. Fuori un temporale si abbatteva fin dalle prime ore della sera, una pioggia attesa da mesi, la stessa attesa che si celava dietro l’evento dell’anno, il sesto libro di Carofiglio.
A far da padrone di casa in questa lunga notte, Alessandro Laterza: “ho desiderato la penna di Carofiglio perché ero sicuro della totale veridicità che lo scrittore avrebbe dato attraverso lo sguardo e la capacità di scrittura e di scorcio con delle rappresentazioni molto particolari degli ambienti in cui ci muoviamo quotidianamente. Una rappresentazione della città non persuasiva ma efficace nel dare i colori e gli odori della nostra città”.
A onor del vero, per questa prima, il pienone, come fu nel lontano 8 settembre 2006 alla libreria Feltrinelli, in occasione dell’uscita del suo terzo volume: “Ragionevoli dubbi”, non c’è stato, diciamo in fin dei conti che il tempo non è che sia stato tanto clemente con questa prima di “Né qui né altrove”. A far da sfondo a questa serata tutta barese-Carofiglio la proiezione del video del regista Mezzapesa, il quale mirabilmente in due minuti di proiezione è riuscito a riassumere mirabilmente il senso di questa città.
Anna Furlan
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1 commento:
Carofiglio? Sì, bravo, sì bravo, dicono da ogni dove. Bene, allora ho comprato il suo ultimo libro. Su Bari. (Poi, per consolarmi, anche due borse.) Lo ammetto: il fatto di aver letto la Duras la sera prima non ha giovato alla valutazione, ma, di certo non basta inanellare sequenze di parole in italiano corretto per suscitare emozioni. Queste, ma è solo una mia opinione, devono innanzitutto turbare colui che si accinge a condividerle con un foglio bianco. Uscivamo dal Maltese o dal Pellicano (quello di via Monte Grappa in particolare) scossi, profondamente scossi. Eravamo più di tre, eravamo in tanti, anche se poi ci sparpagliavamo in sottogruppi per le vie, le case, i vicoli di Bari. Non c'è quiete nella vita di un adolescente, né distacco, né saggezza, anche se può esservi malcelata solitudine. Non eravamo bravi ragazzi, di notte, perché quei locali fumosi ci donavano un'aria scapigliata così intensa da apparire autentica, e la vita diurna costituiva un mero contenitore di argomenti da cui evadere, fuggire. Amare Bari, anche se scorre sangue misto nelle vene, è facile. Lo hanno fatto in tanti, prima di noi. Alcuni, Carofiglio lo ha scordato, sono illustri figli della città e i loro nomi giacciono in bella mostra su lapidi bianche. Altri hanno recentemente dipinto Bari, quella sotterranea, quella che fa paura, ma sa far ghignare, al cinema. Molti si allontanano, per poco, poi tornano. Nel libro c'è tutto, troppo: la cucina, le librerie, il Petruzzelli, Punta Perotti... Grandi assenti: le emozioni di pancia. Non bastano frasi ad effetto, sporadici incontri con le canne (canne, non spinelli o droga, non siamo mica in questura), qualche striminzito ricordo adolescenziale, per apparire solidi ai propri lettori. Se il tema è la consapevolezza, non ci si può fermare all'attenzione. Il titolo, lo ammetto, è bello.
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