Più sportelli d’ascolto con educatori e psicologi. Più soldi per le scuole che saranno in grado di insegnareai loro docenti a riconoscere il malessere e a prevenirlo. Incentivi per quegli insegnanti che saranno capaci di coinvolgere i ragazzi in attività di sostegno ai più fragili: disabili, ma anche stranieri e ragazzini che stentano a mettersi al passo. Molte scuole del nord Italia decollano con progetti pilota realizzati in collaborazione con il ministero e le organizzazioni sindacali.Un pacchetto di proposte antidisagio che partendo dalle esperienze migliori già sperimentate nelle scuole più attive e sensibili, verranno estese ad altri istituti disposti a sperimentare percorsi che si sono dimostrati efficaci. Per partire in totale un finanziamento di circa 4 milioni di euro. Iniziative su cui si lavora da tempo ma accelerate dagli ultimi episodi verificatisi in diverse scuole, soprattutto il video mandato in internet in cui si vede picchiato e deriso un ragazzo diversamente abile. Situazioni non facili da gestire sia da parte dei docenti sia dei dirigenti scolastici. Anche la nostra Provincia cosciente del reale problema da combattere ha deciso di porre in atto iniziative a sostegno della legalità e della convivenza civile, per contrastare il grave fenomeno del “bullismo” molto diffuso tra le mura scolastiche. E’ quanto ha approvato il Consiglio Provinciale di Bari riunitosi nell’ultima assise del 2006. L’invito, rivolto al Consiglio, con la presentazione di un ordine del giorno voluto dalla consigliera Antonia Guerra (Rc) è quello di impegnare l’Amministrazione provinciale, alla convocazione di un tavolo di confronto, al quale prenda parte il mondo della scuola, per trovare insieme valide iniziative di contrasto al dilagante fenomeno. La scuola si trova purtroppo di fronte a situazioni nuove non facili da gestire che in parte derivano dalla società che si trasforma e che trova spesso disorientati gli educatori coinvolti sempre più in una crisi di identità. Dando la schiena alle telecamere molti docenti commentano: “Mi auguro che la giustizia vada avanti e che non si concluda tutto con il buonismo e il perdonismo, con le pacche sulle spalle facendo finta di nulla”. Sono sicuramente parole che fanno riflettere: “Qualche giorno fa un mio collega più anziano mi ha detto che da bambino temeva i suoi genitori e che adesso invece teme i suoi figli” In un primo momento sono rimasta perplessa ma lo capisco, in questi ultimi anni il rapporto con l’infanzia e l’adolescenza è cambiato e mi rendo conto che questo grande cantiere di elaborazione culturale e politica, non può risolversi con semplici atti burocratici, non si può ignorare la fragilità e la solitudine delle famiglie e della scuola che devono fronteggiare i radicali cambiamenti culturali e sociali del nostro tempo.
Maria Caravella
Maria Caravella
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