PHOTOGALLERY by Egidio Magnani

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giovedì 22 marzo 2007

Sogno di una notte di mezza estate - tra ulivi saraceni e pugliesi doc


E’ stato presentato ieri 21 marzo e resterà fino 25 al teatro Abeliano di Bari lo spettacolo “Sogno di una notte di mezza estate” commedia di William Shakespeare, con l’adattamento di Teodoro Signorile e sapientemente guidati dalla regia di Vito Signorile.Il “Gruppo Abeliano” e la “Compagnia Tiberio Fiorilli”, hanno deciso di unire le proprie forze per conquistare il circuito regionale cercando di mettere assieme tanti protagonisti della scena pugliese, coinvolgendo anche i giovani che si avvicinano al modo dell’arte attraverso altre strade che non siano solo recitative.Si può così apprezzare lo sforzo di queste due compagnie teatrali perchè in questo spettacolo impegnativo sono riusciti a coinvolgere gli studenti dell’Accademia delle Belle Arti di Bari che hanno realizzato le scene e i costumi, mentre le esecuzioni musicali (di Mendelssonh) sono state affidate ai musicisti del Conservatorio Niccolò Piccinni con sei brani di musiche originali di Alessandro Amato.Chi si aspetta di vedere la commedia così come l’ha rappresentata l’autore inglese, non rimarrà deluso nel constatare che alcune scene sono state modificate, privilegiando il ruolo della combriccola di artigiani che vuole mettere in scena una rappresentazione popolare sul tema di “Piramo e Tisbe”, per l’imminenti nozze di Teseo, duca d’Atene ed Ippolita, regina delle Amazzoni.L’allegra brigata di artigiani che apre lo spettacolo e ne anticipa la scena (nel testo originale è la II scena) è composta da attori cari al pubblico pugliese . Così i panni di uno dei più apprezzati personaggi comici shakespeariani (Bottom) sono vestiti da Dante Marmone, che nello spettacolo di Vito Signorile prende il nome di Bottone (forse perché attacca bottone in continuazione) e con la sua comicità e “fisicità” ha reso esilarante il suo personaggio, riscuotendo al termine della rappresentazione applausi a scena aperta.Lo stesso dicasi per Pinuccio Sinisi che ha interpretato Cotogna (Pietro Zeppa) il carpentiere, l’ideatore della recita che al termine risulterà più un prologo che una rappresentazione teatrale.Nico Salatino, Enzo Vacca, Enzo Sarcina e Enzo Strippoli hanno interpretato rispettivamente il sarto Lanca, il falegname Conforto, l’aggiustamantici Flauto e il calderaio Nasone. (Come si può notare anche i nomi dei personaggi sono stati modificati rispetto al testo originale come anche il loro linguaggio che non sembra togliere nulla al testo di Shakespeare, anzi aggiunge un po’ di cultura pugliese).Nella recita che intendono presentare davanti ai nobili di Atene impersonano rispettivamente :la Luna che con il suo chiarore può essere ingannatrice; il Leone, (personaggio che vuole uno spartito scritto perchè non desidera improvvisare il suo ruggito); Tisbe, la bella dama amata da Piramo, (ma ve la immaginate con il volto di Enzo Sarcina, non ci sono parole. Ed io non le ho trovate); con indosso un grembiule sporco di calce e di intonaco e su disegnate delle pietre mostrano che Enzo Strippoli è il Muro, provvisto di fessura attraverso il quale i due innamorati, Piramo e Tisbe parlano in gran segreto.L’ambientazione dello spettacolo si svolge nel mondo della Natura popolato da fate ed elfi con Oberon e Titania rispettivamente il loro re e la loro regina , magistralmente interpretati da Guglielmo Ferraiola e Rachele Viggiano che avevano il doppio ruolo di Teseo ed Ippolita. Puck il folletto di re Oberon è stato interpretato non da un attore ma dalla incontenibile e bravissima Tina Tempesta che si muoveva sul palcoscenico con leggerezza e agilità.I quattro giovani innamorati Demetrio, Ermia, Lissandro ed Elena, interpretati da Vito Latorre, Ida Caracciolo, Sergio Raimondi e Rossella Giugliano sono risultati convincenti nelle loro parti recitando seguendo il testo originale.Il “Sogno di una notte di mezza estate” è la dimostrazione di come un mestiere dell’uomo di teatro si trasformi in poesia, è la più libera delle opere di Shakespeare, ma che diviene anche la più complessa figurazione tra realtà e la poesia stessa, e attraverso il teatro anche la verità diventa finzione.
Anna DeMarzo

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