PHOTOGALLERY by Egidio Magnani

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giovedì 18 gennaio 2007

VON ARX E CANINO: UN DUO D’ECCEZIONE


Chi ha avuto la fortuna di essere al Teatro Piccinni lo scorso martedì 16 gennaio, ne sarà rimasto senz’altro entusiasmato.Il concerto organizzato dalla Camerata Musicale Barese ha ospitato per il secondo anno consecutivo un recital del violinista Fabrizio Von Arx e del pianista Bruno Canino, noto per essere uno dei cameristi più affermati della scena internazionale.D’altronde, dalla sua lucida calma ed impeccabile pulizia anche l’ascoltatore profano non esiterebbe a dedurre che, come si dice in gergo, egli “è un pianista di mestiere”.Il programma presentato al pubblico è stato sempre più coinvolgente: ha preso l’avvio con la Sonata in re maggiore “Trillo del diavolo” di G.Tartini (Pirano d’Istria,1692-Padova 1770) nella quale Von Arx ha offerto una interpretazione intrisa di grande musicalità unita ad un dominio tecnico esemplare.La novità per gli ascoltatori della Camerata è stata la Sonata in re min. op.121 di R. Schumann (Zwickau, 1810-Endenich, 1856). Essa fu composta quasi di getto, più volte ritoccata, proposta in pubblico solo due anni dopo la prima stesura ed eseguita dalla grande Clara Schumann al pianoforte e dal celebre Joachim al violino.Tre anni dopo la prima stesura, nel 1854, Schumann era già ricoverato ad Endenich. I segni di questo tormento sono ben presenti nella sua musica. La sonata è senz’altro complessa a livello di pensiero musicale, le frasi si alternano discorsivamente tra il violino ed il pianoforte e quasi non si saprebbe dire a quale dei due strumenti è dato di emergere. In realtà, nessuno dei due è secondo all’altro, il violino canta il suo vibrato, il pianoforte marca il suo tormento con accenti e folli svettate virtuosistiche. Ne viene fuori un dialogo dai toni accesi ed epici che è stato reso con vivida partecipazione emotiva.La Sonata di Franck (Liegi,1822-Parigi,1890), caposaldo della letteratura violinistica, non potrebbe annoiare neppure l’ascoltatore meno sensibile tanto è artisticamente meravigliosa. Von Arx e Canino hanno toccato punte di grande interpretazione rimanendo nello spirito romantico squisitamente francese: spirito romantico per l’affettuosità ed il lirismo appassionato, francese per la nobiltà e l’eleganza del fraseggio e del suono scelti. I toni di colore che Von Arx ha reso sono stati davvero mirabili, frutto di una ricerca approfondita e davvero personale. Per la prima volta ho ascoltato un Allegretto poco mosso al giusto andamento e carico di gioia. Nonostante la scrittura pianistica sia molto piena, importante e molto impegnativa a livello tecnico, Canino non ha mai appesantito lo spirito gioioso, suonando con grande pulizia, scegliendo un suono cristallino e mai scurito da eccessi e brutture.Il pubblico è rimasto folgorato dai capricci di Paganini-Schumann: Von Arx ha sfoderato un virtuosismo eccezionale tanto da tenere gli ascoltatori inchiodati sulle sedie a richiedere bis instancabilmente. Gli interpreti ne hanno regalati due: l’Introduzione e tarantella di Sarasate e La ridda dei folletti di Bazzini. Velocità, leggerezza, doti atletiche eccezionali sono saltate agli occhi degli ascoltatori: un signor violinista, grande duo e grande musica.
Viviana Velardi

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